Dalla Fiom ad Adro, da Grillo a Sgarbi, il pensiero rock di Adriano Celentano vaga su attualità e politica nella lettera che viene pubblicata oggi dal Corriere della Sera. In testa l’intervento del Molleggiato, una premessa del direttore del quotidiano Ferruccio De Bortoli, che spiega di aver pubblicato la lettera, “pur non condividendo molte delle cose scritte”, rispettando la volontà di Celentano di “non apporre correzioni a opinioni, parolacce ed errori di grammatica”. Sulla Fiom, Celentano scrive: “Una delle cose che mi ha colpito favorevolmente e che avverto come un sotterraneo segnale di cambiamento è la capacità della Fiom di portare in piazza centinaia di migliaia di persone senza un incidente, dove la protesta, pur se arrabbiata, non prevarica il rispetto umano fra le persone”. Il Molleggiato passa a Beppe Grillo: “Un segnale ancora più eclatante avvenuto qualche settimana fa a Cesena, dove più di 120mila giovani sono accorsi da ogni parte d’Italia per partecipare alla stupenda Woodstock organizzata da Grillo. Per la prima volta, nella storia dei raduni (politici e non), la purezza di quei 120mila ha prodotto, (in contrasto coi rifiuti riapparsi da qualche giorno) il grande miracolo della pulizia. Non una cicca, non un bicchiere di carta, un mozzicone di sigaretta o una latta di birra è apparso sul pratone calpestato per due giorni dai 120mila che hanno obbedito al richiamo di Grillo”. Celentano approva il movimento dei ‘Grillini’, schierati “contro il nucleare, contro la privatizzazione delle centrali dell’acqua e contro ogni forma di corruzione”. Celentano passa poi a parlare del presidente della Camera Gianfranco Fini che “ha invertito la rotta di marcia”. “E’ l’unico leader in grado di dialogare e mettere insieme sulla via della Libertà e della Democrazia, quello che di buono c’é, qua e là nei vari movimenti e partiti”. Su Berlusconi dice che per risorgere dentro come Fini “dovrebbe superare troppi ostacoli. Primo fra tutti l’eccessiva dipendenza da Bossi, nel caso specifico lento. Al quale Berlusconi (ancora più lento) non osa dire neanche ciò che è più elementare. Per esempio che la bandiera tricolore è quella che ci distingue da quelli cha parlano un’altra lingua. Il Bossi lento se ne è guardato bene dal togliere quella miriade di falsi simboli con i quali il Sindaco leghista ha tappezzato la scuola di Adro. Ha dovuto pensarci il Preside. Bravo! Tu si che sei rock!”. “Uno dei segni, forse il più inquietante di tutti- scrive ancora – quello del ‘Dittatore generale della Rai’, Mauro Masi (le cui stranezze dell’ultima ora ricordano tanto qualcosa che ha a che fare con il periodo oppressivo e oscurantista) che addirittura vuole selezionare il numero degli applausi imponendo un pericoloso Coprifuoco sulle espressioni che deve avere il pubblico in sala. Minacciando sanzioni ai conduttori fino alla chiusura dei programmi. Anche un cretino lo capirebbe che limitare la libertà di espressione è tutt’altro che un atto di forza, ma al contrario, un atto di debolezza che debilita prima di tutto chi governa”. Celentano chiede a Masi di “non punire la trasmissione di Annozero e al posto di Santoro di farci il favore di dare subito le dimissioni”. Per il cantante “L’italiano precipita quando – scrive riferendosi al noto gesto delle corna fatte da Berlusconi – gioisce per l’ilarità di un gesto come quello delle corna”. Infine, di Sgarbi non approva “il prevedibile e nauseante sbraitare, un registro vecchio come la guerra del 15-18″. Vittorio, Cosa aspetti a cambiare?”.
L’Italia che precipita secondo Celentano
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