La scossa del premier Matteo Renzi si sente anche a Bruxelles e Francoforte, ma per ora l’Europa non si sbilancia: da una parte approva le riforme chieste da tempo, dall’altra ricorda all’Italia i vincoli europei, il bilancio e il suo pareggio, e la riduzione del debito. Renzi, dal canto suo, risponde: «Dobbiamo fare in modo che l’Europa sia l’Europa dei popoli e dei cittadini e non solo dei vincoli. L’Europa ha più bisogno dell’Italia di quanto l’Italia ha bisogno dell’Europa», spalleggiato dal presidente della Camera Laura Boldrini, che chiede di accompagnare il rigore a misure per la crescita. Intanto la Bce ricorda all’Italia che servono «ulteriori misure di risanamento» per raggiungere quel pareggio di bilancio che con il Fiscal compact è stato scritto in Costituzione. Il richiamo Bce è «condivisibile», dice Renzi, «ma il documento è di dieci giorni fa». È d’accordo anche il ministero dell’Economia, che avvierà presto un confronto con Draghi sulla strategia dell’Italia nel medio periodo, soprattutto per contenere il deficit strutturale, ovvero quello da cui dipende anche la discesa del debito, che secondo le previsioni dovrebbe salire dallo 0,6% allo 0,8% nel prossimo anno.
Tutto ciò per rispettare la nuova “regola del debito”, prevista anch’essa dal Fiscal Compact: se un Paese con debito sopra il tetto del 60% non avvia un percorso di riduzione, scatta una procedura che impone la riduzione di un ventesimo all’anno, pena sanzioni. Ma se il bilancio fosse in pareggio, la correzione del debito sarebbe automatica e non richiederebbe ulteriori sforzi. In ogni caso sono piaciuti l’intervento sul lavoro, la semplificazione istituzionale e l’accelerata sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
Ora bisogna dimostrare all’Europa che le coperture ci sono, e che faranno salire il Pil e scendere il debito.
Giuseppe Grasso
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