Il Matador perde le Olimpiadi, Napoli lo aspetta
9 Agosto 2012
In Puglia una nuova coppia di cicogne nere
10 Agosto 2012

Le Ore d’ozio dell’estate

"Mettersi di quando in quando in viaggio, qualunque sia la meta e' come destarsi da un sonno. Giunti a destinazione, si vaga nei dintorni, per localita' campestri, per villaggi montani, e l'occhio non fa che scoprire cose nuove". E' il piccolo mondo senza fine descritto da Kenko in "Ore d'ozio", un piccolo estratto di saggezza del monaco buddista zen, tra i massimi scrittori giapponesi dell'epoca Kamakura, vissuto nella prima meta' del 1300 e scomparso a poco meno di 70 anni nel 1350.

“Mettersi di quando in quando in viaggio, qualunque sia la meta e’ come destarsi da un sonno. Giunti a destinazione, si vaga nei dintorni, per localita’ campestri, per villaggi montani, e l’occhio non fa che scoprire cose nuove”. E’ il piccolo mondo senza fine descritto da Kenko in “Ore d’ozio”, un piccolo estratto di saggezza del monaco buddista zen, tra i massimi scrittori giapponesi dell’epoca Kamakura, vissuto nella prima meta’ del 1300 e scomparso a poco meno di 70 anni nel 1350. Nella consapevolezza che, soprattutto d’estate, nulla puo’ essere piu’ creativo e costruttivo dell’ozio. Nato da una illustre famiglia che aveva avuto ministri e religiosi tra le fila, della vita di Kenko Yoshida non si conosce molto. Si sa che indosso’ l’abito del monaco e visse in solitudine, facendo pero’ frequenti viaggi, soprattutto nella regione dove oggi sorge Tokio. In queste giornate calde di mezza estate e’ salutare rileggere le sue riflessioni, cosi’ lontane e cosi’ fresche, che aiutano a guardare il mondo con occhi diversi. Che si stia sotto l’ombrellone o si sia rimasti a casa nell’afa cittadina. Perche’ vivere l’estate e’ sempre un po’ come abbandonare il mondo: “Uno che aveva abbandonato il mondo – scrive Kenko – disse una volta: ‘A me, che nulla lega piu’ a questo mondo, solo il dover lasciare lo spettacolo dei mutamenti della natura rincresce’. Dovremmo tutti nutrire lo stesso sentimento”.
Questo soprattutto pensando che ”tutto, insomma e’ imprevedibile. L’unica verita’, certa e infallibile, e’ che tutto e’ incertezza”. Ma il monaco, che oltre ad essere uno spirito religioso, era anche dai gusti raffinati per l’educazione che aveva ricevuto, sa cogliere della vita anche il bene di quell’incertezza. Ed anzi sembra a volte esaltarlo.
“Vivere quotidianamente accanto a una donna, bella o brutta che sia – sostiene ad esempio -, diventa a lungo andare stucchevole e fastidioso e anch’ella, dal canto suo, non potra’ che sentirsi infastidita. Vivere invece separati, e di quando in quando stare insieme: questo puo’ condurre a relazioni in grado di sfidare i mesi e gli anni. Andarle a fare visita saltuariamente e trattenersi un poco con lei costituira’ sempre una gradita
sorpresa”.
Insomma, bisogna pensare con Kenko che “l’uomo e’ l’anima dell’universo, che non conosce limiti, come potrebbe dunque avere una natura diversa? Se agisce con larghezza di vedute e senza restrizioni, allora ne’ la gioia, ne’ l’ira lo sfioreranno, ne’ le circostanze lo faranno soffrire”.

Maria Colorito

Comments are closed.