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Bruxelles, 5 feb. (askanews) – Sono possibili gli arresti domiciliari nel paese Ue di provenienza per indagati e imputati in attesa di processo in un altro Stato membro, ed è vietato sottoporli a mezzi di costrizione fisica nelle loro apparizioni in Corte o in pubblico. Inoltre, vanno sempre rispettati la presunzione di inoocenza e tutti i diritti inerenti al giusto processo, oltre che, naturalmente, tutti i diritti fondamentali.
E la Commissione non esiterà, se necessario, ad avviare procedure d’infrazione ove questi diritti non siano rispettati.

E’ quanto ha affermato, in sintesi, la commissaria europea ai Servizi finanziari Mairead McGuinness, parlando a nome della Commissione questo pomeriggio a Strasburgo nel dibattito della plenaria del Parlamento europeo sul caso di Ilaria Salis.

“Desidero ringraziare il Parlamento – ha esordito McGuinness -per aver messo all’ordine del giorno di questa plenaria la situazione dei detenuti nelle carcere ungheresi, compreso il caso dell’italiana Ilaria Salis. Le questioni relative alla detenzione – ha ricordato – sono principalmente competenza e responsabilità degli Stati membri; tuttavia la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue richiede che nell’ambito del diritto dell’Unione le condizioni di detenzione non violino i diritti fondamentali.
Inoltre, tutti gli Stati membri dell’Ue si sono impegnati a rispettare gli standard del Consiglio d’Europa su questa questione, come le regole per i detenuti del 2006”.

“A livello dell’Unione europea, nel dicembre del 2022 – ha ricordato – la Commissione ha adottato una raccomandazione sui diritti procedurali degli indagati e degli imputati in custodia cautelare e in condizioni di detenzione. Le norme minime fissate dalla raccomandazione non sono vincolanti per gli Stati membri, ma servono come riferimento per migliorare la situazione nelle carceri dell’Unione europea”.

“La normativa rilevante dell’Unione europea – ha rilevato la commissaria – è la decisione quadro del 2009 (2009/829 Gai) sull’ordine di vigilanza europeo, che consente ai sospettati di essere vigilati nel loro paese di provenienza aspettando il processo in un altro Stato”. Una normativa che “è stata recepita sia dell’Ungheria che dall’Italia. Questa decisione quadro – ha spiegato – mira a prevenire inuguaglianze tra i residenti e non residenti nella fase del processo. Questo perché i non residenti sono messi in detenzione più spesso dei cittadini dello Stato interessato in simili ciscostanze”.

“La Commissione – ha riferito McGuinness – sa che ci sono stati dei contatti bilaterali tra l’Italia e l’Ungheria, in cui sono stati discusse le possibilità di alternative alla detenzione nel caso della signora Salis, compresa la possibilità dei domiciliari in attesa del processo. Questa situazione – ha osservato – sarebbe in linea con le conclusioni del Consiglio Ue su misure alternative alla detenzione approvata durante la presidenza semestrale finlandese nel 2019. Queste conclusioni indicano che sanzioni e misure non detentive devono essere considerate quando le circostanze del caso sono appropriate. Sottolineo che la Commissione è a disposizione per aiutare a trovare una soluzione sostenibile nell’ambito della normativa dell’Ue”, nella vicenda relativa a Ilaria Salis.

“La Commissione – ha continuato la commissaria – accorda grande importanza al rispetto dei diritti procedurali per gli indagati e gli imputati nei processi penali. L’Unione europea – ha ricordato ancora – ha adottato sei direttive sui diritti procedurali, per stabilire standard minimi nell’Ue per livelli elevati di norme per il diritto a un giusto processo. Questi diritti – ha spiegato – includono il diritto alla interpretazione e traduzione, il diritto di informazione e il diritto all’accesso alla documentazione del caso, e in particolare a tutta la documentazione essenziale per mettere efficacemente in dubbio la legalità di un arresto o di una detenzione”; tutto questo, naturalmente “insieme alla presunzione di innocenza, da cui deriva – ha sottolineato McGuinness – il divieto di presentare sospetti e accusati in Corte o in pubblico con l’uso di misure di costrizione fisica”.

“La priorità della Commissione è di assicurare che tutti questi diritti siano applicati correttamente ed efficacemnte da parte degli Stati membri, e ove sia necessario – ha avvertito – la Commissione non esiterà ad avviare procedure di infrazione, se ci saranno violazioni del diritto dell’Unione”.

“In generale – ha assicurato McGuinness -, la Commissione continuerà a monitorare l’efficienza, la qualità e l’indipendenza dei sistemi giudiziari nazionali degli Stati membri, con le sue relazioni annuali sullo stato di diritto e con lo ‘scoreboard’ dell’Ue sulla giustizia”.

“La Commissione è impegnata a tutelare i valori fondamentali riguardo alla detenzione e un elevato livello di garanzie processuali nei processi penali dell’Unione europea”, ha aggiunto la commissaria nella replica alla fine del dibattito,
“Al Consiglio Giustizia e Affari interni dell’Ue di fine gennaio, la Commissione ha ricordato agli Stati membri che devono prendere le necessarie misure a livello nazionale per allineare le loro prassi alle raccomandazioni della Commissione del dicembre 2022 sulla detenzione. Gli Stati membri sono tenuti a informare la Commissione circa il seguito dato a queste raccomandazioni entro 18 mesi dalla loro adozione. Sulla base di queste informazioni – ha concluso McGuinness – la Commissione valuterà le misure adottate dagli Stati membri e presenterà una relazione entro la fine del 2024”.