Il primo ad ‘immaginare’ un ‘suo’ museo è stato André Malraux, ministro degli affari culturali del generale De Gaulle nel secondo dopoguerra: in un libro famoso, dal titolo ‘Le musee’ immaginairé sostenne che “la caratteristica della modernità consistesse nella genesi di una conoscenza sincretica dove le epoche entravano tutte in confronto”. Proprio partendo da questo concetto – che il tempo appena trascorso ha confermato, dice l’autore – anche Daverio, professore a Palermo e Milano e grande divulgatore d’arte, ha ‘immaginato’ il suo. Con un’avvertenza: quello proposto nelle pagine del suo libro – nota – non è che “il risultato del momento contingente che sto vivendo”. E siccome non è necessario essere un esperto, Daverio invita i lettori ad ‘immaginare’ il loro museo. “Ognuno di noi – scrive – possiede nelle stratificazioni del cervello e dell’anima un suo museo ideale…”. Con un’altra premessa: l’argomento trattato nel libro non è la pittura ma i quadri.”L’argomento che trattiamo – osserva – è quindi molto più ridotto, ma lo è addirittura nel campo dove la pittura è da considerarsi solo artistica, quello che spazia dagli affreschi alle miniature dei codici, dai disegni agli arazzi ai polittici a fondo oro, dagli acquarelli alle varie tecniche dell’incisione”. Regola di base per costruire un buon museo – e Daverio immagina anche il contenitore, ovvero una spettacolare costruzione architettonica – è la capacità di ‘capire’ i quadri: per farlo bisogna introiettare una norma: guardarlo a lungo. Non si può capire un dipinto prestando un’attenzione non superiore ai venti secondi. La riprova? l’autore suggerisce di cominciare prendendo dal web una riproduzione dei ‘Coniugi Arnolfini’ di Jan Van Eyck. Dal generale, occorre concentrarsi sul particolare: “vedete la collana di vetro appesa al muro, rimarrete stupiti dalla abile riproduzione della luce nell’ombra che lascia sul muro, vedrete quanto questo muro è screpolato, come un dipinto dell’Ottocento”. Poi, dopo le arance sul davanzale, sarà la volta degli zoccoli di legno del padrone di casa, “con le stringhette di cuoio invecchiato”. E ancora: “le scarpette riposte di lei, vicino al tappeto d’Oriente, su di un pavimento di legno inchiodato che sentirete con la punta della vostre dita”. “E – aggiunge – ricordatevi che è del 1432, e che tutto ciò ossessiona anche oggi la pittura del reale”. Ora, conclude Daverio, si è pronti per ‘costruirsi’ il proprio museo.
Maria Colorito
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.