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Roma, 8 feb. (askanews) – Per il tonno in scatola, nel 2023 un incremento di prezzo al consumo +11,6% sul 2022, mentre il progressivo a novembre 2023 segna un -4,8% in volume sullo stesso intervallo 2022. I costi dell’attività produttiva per le conserve ittiche hanno raggiunto livelli altissimi: solo il prezzo dell’olio evo ha raggiunto i 9,09 euro al chilo, con un aumento dell’80% nell’ultimo anno. A questo si somma la crisi del Canale di Suez con trasporti marittimi allungati e caro noli. A lanciare l’allarme costi fuori controllo è l’Ancit, l’associazione conservieri ittici e delle tonnare che sottolinea: “i dati confermano come l’incremento dei costi non sia stato trasferito interamente al consumatore ma in grande parte assorbito dalle aziende. Purtroppo, l’incremento del costo di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione non migliorerà nei prossimi mesi”.

Per il comparto delle conserve ittiche il 2023 è stato un anno difficile. Lo shock inflazionistico (che già nel 2022 aveva portato ad un incremento dei costi di produzione del 20-30%) ha raggiunto livelli senza precedenti, generando di conseguenza una perdita dei volumi sui mercati: il progressivo a novembre 2023 ha segnato un -4,8% in volume verso lo stesso periodo dell’anno precedente.

Per quanto riguarda il tonno in scatola, che guida il comparto delle conserve ittiche per produzione e consumo, Istat ha rilevato un incremento di prezzo al consumo nel 2023 del +11,6% rispetto al 2022. Il dato conferma come l’incremento dei costi di produzione del +20-30% non sia stato trasferito interamente al consumatore ma in grande parte assorbito dalle aziende di produzione.

I principali costi rilevanti per il comparto delle conserve ittiche sono quelli della materia prima (pesce) e dell’olio d’oliva. A questo, si somma anche la situazione geopolitica attuale in Medio Oriente che sta avendo ripercussioni importanti sulle tariffe dei noli, soprattutto in virtù dei passaggi delle navi dal Canale di Suez. I noli marittimi dei container, che rappresentano la principale modalità di trasporto, hanno avuto un incremento impressionante dei prezzi a livello internazionale.

“La nostra associazione ha più di 60 anni, di crisi ne ha viste tante ma come questa mai: è una spirale inflazionistica pericolosissima e non possiamo non tenerne conto – spiega in una nota Giovanni Battista Valsecchi, presidente di Ancit – Benché il settore conserviero ittico abbia risposto meglio di altri, permane la preoccupazione e la crisi del Canale di Suez ha ulteriormente peggiorato la situazione: le navi che passano da lì devono essere scortate con un costo più elevato della tratta o, in alternativa, il passaggio è quello più lungo da Capo di Buona Speranza”.