Non si fermano le indagini per far chiarezza sull’omicidio di Yara Gambirasio. Gli investigatori stanno ipotizzando di acquisire il Dna da una decina di persone che abitano nella zona e hanno precedenti per aggressioni a sfondo sessuale per poi poter confrontare l’impronta genetica con tracce da ritrovare sul cadavere della ragazzina. L’ipotesi non sarebbe sbagliata se Yara fosse rimasta vittima di un maniaco che l’aveva adocchiata e conosceva bene Brembate. Resta però da trovare il Dna dell’aggressore sul corpo della ragazza.
Ma l’impresa non è facile. Lunedì il pool di esperti dell’istituto di medicina legale di Milano, coordinati dalla dottoressa Cristina Cattaneo ha lavorato fino a tarda ora sul tavolo operatorio ma al momento non sono trapelate indiscrezioni. L’unica certezza è che il corpo è stato trovato in pessime condizioni, tanto che non sarà facile stabilire con certezza la presenza di coltellate sui tessuti.
Gli inquirenti stanno anche rivolgendo la loro attenzione alla discoteca «Sabbie Mobili Evolution», situata a un centinaio di metri dal luogo del ritrovamento: si ritiene che l’assassino conoscesse quella zona, forse proprio per averla frequentata.
Altro punto da chiarire è se Yara sia stata portata sul luogo del ritrovamento in un secondo momento. Altrimenti ci sarebbe da capire come mai i volontari, che per giorni e giorni hanno setacciato la zona, non si siano mai accorti della presenza del cadavere in quel terreno.