Siamo ai giorni nostri, Logan /Wolverine (Hugh Jackman) dopo la morte della sua amata Jean Grey (Famke Janssen), avvenuta in X-Men Conflitto Finale di Brett Ratner, affronta la solitudine della sua immortalità, perso nei sensi di colpa e nella disperazione del veder morire tutti quelli che ama. Nonostante la sua decisione di “appendere al chiodo” la divisa da X-Men e scomparire, i suoi piani vengono ostacolati dall’enigmatica e intrigante Yukio (Rila Fukushima) che lo convince a recarsi con lei in Giappone per dire addio al morente Yashida (Hiroyuki Sanada / Haruhiko Yamanouchi) il cui ultimo desiderio è ringraziare il suo salvatore. Da qui inizia una nuova avventura per Wolverine che dovrà scontrarsi con il clan della Yakuza per proteggere la cosa più preziosa per il suo vecchio amico: la nipote Mariko (Tao Okamoto); sarà aiutato da Harada, il Silver Samurai (Will Yun Lee) capo del clan ninja a servizio della famiglia Yashida, o diverranno nemici? Ma i veri problemi per l’uomo dagli artigli di adamantio saranno causati dalla tanto affascinante quanto letale dottoressa Viper (Svetlana Khodchenkova) che gli mostrerà cosa vuol dire essere mortali. Superpoteri e immortalità sono di certo tra le attrattive principali di un eroe, ma niente è in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore quanto la possibilità che queste sue qualità possano venire meno. Dal semi-dio Achille di omerica memoria al ben più recente James Bond di Skyfall è infatti proprio la fragilità a tenere con il fiato sospeso gli appassionati delle grandi narrazioni, creando un’illusoria percezione di prossimità con personaggi altrimenti troppo distanti e idealizzati. E se per noi spettatori è normale desiderare per almeno un paio d’ore di sentirsi un po’ più agili, scattanti e invincibili, è anche vero che un supereroe può sognare di morire, per essere così un po’ più “umano”.
Margherita Diurno