Il sospetto per la politica autoritaria di Vladimir Putin. La sfiducia in Silvio Berlusconi, portavoce della Russia in Europa segnalato per le sue “feste selvagge”. Il fastidio per come Sarkozy, chiamato “imperatore nudo” contrasta la politica statunitense. Ma anche le strategie per bloccare l’Iran e arginare la Cina, gli avvertimenti alla Germania sul contrasto alle “rendition”, lo spionaggio nei confronti dell’Onu.
Faranno discutere per settimane, o forse per mesi, i documenti riservati della diplomazia americana diffusi oggi da Wikileaks e rilanciati su internet da El Pais, New York Times, Guardian e Le Monde. Oltre 200mila documenti, di cui 3.012 sull’Italia, destinati a incidere in maniera indelebile sulle relazioni diplomatiche internazionali. Ecco le pagine più significative.
Berlusconi incapace, portavoce di Putin. “Incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno”: questo il giudizio dell’incaricata d’affari americana a Roma Elizabeth Dibble sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Non solo: il presidente del Consiglio italiano è un leader “fisicamente e politicamente debole” le cui “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. Secondo i documenti svelati da Wikileaks, il premier italiano è visto con scarsa fiducia, se non con aperto sospetto, per i suoi rapporti con Vladimir Putin, di cui viene definito il “portavoce in Europa”. I rapporti americani parlano di rapporti sempre più stretti tra i due leader, conditi da “regali sontuosi” e da “contratti energetici lucrativi”. I diplomatici segnalano anche la presenza di “misteriosi intermediari”. Nei documenti appare anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, che avrebbe espresso “frustrazione per il doppio gioco di espansione verso l’Europa e l’Iran da parte della Turchia”.
Putin maschio alfa, Merkel evita i rischi. Vladimir Putin definito “alpha dog”, il maschio dominante: è una delle colorite espressioni contenute dei cablogrammi del Dipartimento di Stato. Nei documenti giudizia anche sul rapporto tra il Putin e il presidente russo Dmitri Medvedev. In uno di questi rapporti, della fine del 2008, si afferma che Medvedev, ufficialmente di rango maggiore, “fa la parte di Robin rispetto al Batman di Putin”. I leader russi sono solo due dei leader mondiali che vengono etichettati senza peli sulla lingua dai diplomatici di Washington: il presidente afghano Hamid Karzai è “ispirato dalla paranoia”, mentre il cancelliere tedesco Angela Merkel “evita i rischi ed è raramente creativa”.
Durissime accuse alla Russia sulla mafia. La Russia “è virtualmente uno Stato della mafia”. La Russia e le sue agenzie usano i boss della mafia per effettuare le loro operazioni, la relazione è così stretta che il Paese è divenuto “virtualmente uno stato della mafia”.
Gli avvertimenti alla Germania citando Abu Omar. Nel 2007 a Berlino venne intimato di non emettere mandati di arresto nei confronti di agenti Cia coinvolti nel sequestro e nella deportazione in Pakistan di un cittadino tedesco la cui unica colpa era quella di portare lo stesso nome di un sospetto terrorista. “Il nostro intento non è minacciare la Germania”, spiegava nell’occasione un diplomatico americano, “ma di fare in modo che il governo tedesco valuti attentamente le implicazioni delle sue azioni. Visto cosa è successo all’Italia con Abu Omar?”.
L’ipocondria di Gheddafi e la sua infermiera. Fra le note filtrate dagli armadi riservati della diplomazia americana, fra “le più delicate” El Pais cita questa sera quelle sul leader libico Muammar Gheddafi. Nei suoi messaggi, secondo ElPais, l’ambasciatore americano a Tripoli “racconta che Gheddafi usa il botox ed è un vero ipocondriaco, che fa filmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori”. Il New York Times riferisce invece della curiosità suscitata dalla vistosa infermiera ucraina dalla quale il leader libico non si separa mai.
La Cina dietro gli attacchi a Google. Le carte di Wikileaks confermano che le intrusioni nei computer di Google sono state dirette dal governo cinese. L’aggressione informatica è parte di una campagna che ha coinvolto funzionari governativi, esperti di sicurezza e cybercriminali. Gli attacchi informatici vanno avanti dal 2002 e avrebbero permesso di entrare nei sistemi informatici del governo americano, di alcuni alleati e anche in quelli del Dalai Lama.
Spiati Ban Ki-moon e i diplomatici Onu. Hillary Clinton in una nota del 31 luglio 2009 decise di mettere sotto osservazione i diplomatici stranieri presso le Nazioni Unite. La nota inviata dalla Clinton ha come titolo National Humint Collection Directive. Nella nota si chiede di raccogliere informazioni sui piani dell’Onu e sulle intenzioni del segretario Onu Ban Ki-Moon e del suo segretariato su temi specifici come l’Iran. La nota è stata inviata a 30 ambasciate americane da Amman a Berlino fino a Zagabria.
Gli Usa pronti alla guerra con l’Iran. In un dispaccio si parla di colloqui confidenziali di funzionari Usa con il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed Bin Zayed in cui secondo il principe “una rapida guerra convenzionale con l’Iran sarebbe meglio delle conseguenze a lungo termine di un conflitto nucleare”. Secondo il generale americano David Patraeus l’Iran sarebbe per gli Stati Uniti “il migliore strumento di reclutamento”, mentre “il numero di alleanze e di accordi per un sostegno militare tra Usa e partner arabi nel Golfo è considerevolmente aumentato”. In altri documenti si afferma che l’Iran ha ottenuto sofisticati missili dalla Corea del Nord in grado di colpire l’Europa occidentale.
I timori per il nucleare pakistano. Fin dal 2007 gli Usa hanno avviato azioni segrete, finora senza successo, per rimuovere da un reattore nucleare del Pakistan uranio altamente arricchito che “funzionari americani temevano potesse essere utilizzato per un ordigno non lecito”.
Gli scenari in caso di collasso nordcoreano. Tra Stati Uniti e Corea del sud si è discusso dell’eventualità di una Corea riunificata nel caso Pyongyang dovesse implodere per le difficoltà economiche e della transizione politica al vertice dello stato. A preoccupare sarebbe soprattutto la reazione della Cina, che secondo i funzionari di Seul potrebbe essere superata con i giusti accordi commerciali.
I detenuti di Guantanamo come merce di scambio. Quando gli Stati Uniti si sono trovati di fronte alla necessità di chiudere il carcere di Guantanamo, i presunti terroristi detenuti sono diventati moneta di scambio con gli alleati minori: alla Slovenia è stato detto di prendersi un prigioniero in cambio di un incontro con il presidente Obama. All’isola di Kiribati sono stati offerti incentivi milionari per convincerla ad imbarcare un gruppo di detenuti. Anche al Belgio sarebbe stato detto che prendersi qualche prigioniero sarebbe stato un sistema valido e poco costoso per diventare più importante in Europa.
Gli arabi e la guerra al terrorismo. I donatori sauditi restano i principali finanziatori di Al Qaeda, che pure ospita molte basi statunitensi, viene definito il peggior paese della regione per quanto riguarda la lotta al terrorismo. Gli Stati Uniti, riferiscono i documenti, non riescono a evitare che la Siria fornisca armi a Hezbollah in Libano. A una settimana di distanza dalle solenni promesse del presidente Assad di non inviare nuove armi, i rapporti riferiscono che la Siria continua a consegnare ai libanesi dispositivi sempre più sofisticati.