“La voglia del primo ministro Berlusconi di essere percepito come un importante giocatore europeo in politica estera” sta portando l’Italia a “sostenere gli sforzi russi di danneggiare la Nato”. La “corrosiva influenza” di uno stato che gli Usa considerano “in mano alla mafia” sta “minacciando la credibilità” di Berlusconi e “sta diventando irritante per le nostre relazioni”. Firmato: l’ambasciatore americano a Roma Reginald Spogli.
Sono un atto d’accusa devastante i cable spediti dall’Italia a Washington per segnalare alla Casa Bianca la deriva dell’alleato. “Purtroppo” si legge nei dispacci resi noti da WikiLeaks e pubblicati oggi dal New York Times “Berlusconi tratta la politica russa come fa con gli affari domestici: tatticamente e giorno per giorno. Il suo preponderante desiderio è di rimanere nelle grazie di Putin ed ha frequentemente dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli sono state passate direttamente da Putin”. Ma non è soltanto la politica del singolare alleato a preoccupare Washington. “Contatti avuti sia con il partito di opposizione di centrosinistra, Pd, sia con lo stesso partito di Berlusconi, Pdl, hanno alluso a una relazione ancora più nefanda. Loro credono che Berlusconi e i suoi intimi stiano approfittando personalmente e a mani basse dei molti accordi sull’energia tra la Russia e l’Italia. L’ambasciatore della Georgia a Roma ci ha detto che il governo georgiano ritiene che Putin ha promesso a Berlusconi una percentuale di profitto da ogni gasdotto sviluppato dall’Eni insieme a Gazprom”.
Tra Roma e Mosca è un movimento continuo. E il trait d’union che le fonti indicano all’ambasciata è “Valentino Valentini, un membro del parlamento e una sorta di uomo ombra che opera come uomo chiave di Berlusconi a Mosca, praticamente senza staff o segreteria. Valentini, che parla Russo e va a Mosca diverse volte al mese, appare frequentemente al fianco di Berlusconi quando si incontra con gli altri leader. Che cosa faccia a Mosca durante le sue frequenti visite non è chiaro ma si vocifera che curi gli interessi di Berlusconi in Russia”.
“Le basi di questa amicizia sono difficili da comprendere, ma molti interlocutori ci dicono che Berlusconi crede che Putin abbia fiducia in lui più che negli altri leader europei”. Gli interlocutori dell’ambasciatore sono persone che sanno di che cosa stanno parlando. “Un contatto nell’ufficio del primo ministro” si legge nel cable “ci ha raccontato che i loro frequenti incontri sono accompagnati dallo scambio di regali lussuosi”. D’altra parte “l’influenza russa sulla politica italiana” ha il suo “fattore più importante nell’attenzione personale che Putin riserva a questa relazione. E’ stato il primo leader mondiale a incontrarsi con Berlusconi dopo le elezioni del 2008, arrivando in Sardegna per incontrare il premier designato prima ancora che avesse giurato. Berlusconi crede che Putin sia un suo amico intimo e continua ad avere più contatti con lui che con altri leader del mondo”.
“L’influenza nefanda” porta Berlusconi, chiamato “il portavoce di Putin” a definire in una “disastrosa conferenza stampa” nel novembre del 2008 “l’espansione della Nato, l’indipendenza del Kosovo e la difesa missilistica come ‘una provocazione degli Usa verso la Russia”. La misura degli americani è colma. “Anche il ministro degli Esteri Frattini ammette di non avere nessuna influenza su Berlusconi”. Durante una visita in Italia è addirittura “il vicepresidente Dick Cheney a chiedere conto a Frattini del poco cooperativo atteggiamento pubblico dell’Italia”. Con che effetti? “Un sottomesso Frattini nota che, mentre lui avrebbe forti opinioni sull’argomento, nondimeno ha ricevuto gli ordini di marcia dal primo ministro”. Un’altra fonte molto vicina al premier racconta che “l’ambasciatore e il ministro degli Esteri spesso sanno dei colloqui avuti tra Berlusconi e Putin soltanto quando sono avvenuti e con pochi background”. C’è dunque tutta la “frustrazione” per essere “lasciati all’oscuro”.
La ragione di questo rapporto è sempre quella. “Berlusconi ammira lo stile di governo macho, decisivo e autoritario di Putin, che crede corrispondere anche al suo”. Uno stile nel quale i due si intendono al volo. E all’Italia può anche essere utile. Come “nel caso della vendita a Gazprom da parte dell’Eni del suo 20 per cento di Gazpromneft, una sussidiaria” dei russi. Mosca insisteva “per pagare al di sotto del prezzo di mercato ma alla fine paga” il giusto “dopo che Berlusconi aveva fatto valere il suo peso con Putin”.