I 342 voti ottenuti ieri alla Camera sulla richiesta di voto di fiducia non sono sufficienti a sgombrare le nubi sulla stabilita’ del governo. Il problema politico e’ che in quel risultato c’e’ l’apporto decisivo dei 35 deputati di Futuro e liberta’ (solo Mirko Tremaglia e Fabio Granata hanno votato no). E’ dunque fallito il tentativo di ottenere una maggioranza autonoma dai finiani. Dopo il voto di ieri, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi temono di dover contrattare tutte le prossime mosse del governo con Futuro e liberta’. I finiani sono invece soddisfatti per la centralita’ del loro ruolo. Stessa soddisfazione l’hanno espressa i 4 deputati del Mpa, il movimento del governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, che hanno votato a favore del governo. Analizzando il voto di ieri, priva dell’apporto dei finiani (hanno votato si’ in 31, dal gruppo va escluso il presidente della Camera che per prassi non vota) e del Mpa, la maggioranza puo’ contare su 307 voti: 9 in meno di quello che era l’obiettivo della vigilia. In serata il premier ha espresso le sue perplessita’ nel corso di un incontro a Palazzo Grazioli con un gruppo di deputate del Pdl che hanno festeggiato con lui il suo settantaquattresimo compleanno. Berlusconi ha colto l’occasione per segnalare la contraddizione in cui si trova la maggioranza dopo il voto di Montecitorio: c’e’ l’esigenza di portare avanti l’azione di governo ma i numeri non sono tali da garantire una tranquilla navigazione. Il primo a segnalare la questione subito dopo il pronunciamento dell’Aula di Montecitorio era stato Bossi: ”I numeri sono limitati. La strada e’ stretta. Nella vita e’ sempre meglio pigliare la strada maestra, e la strada maestra e’ il voto. Berlusconi non l’ha voluto e siamo a questo punto”. Anche il ministro Roberto Maroni, in un colloquio informale con Nichi Vendola, leader di Sinistra e liberta’, era tornato a parlare di elezioni anticipate da tenersi in primavera. Oggi e’ intanto prevista una riunione dei capigruppo di Montecitorio che dovra’ decidere il calendario dei lavori della Camera per le prossime settimane. Due le date da fissare: quella della discussione della mozione del Pd che propone di sfiduciare il ministro Bossi per una frase ritenuta ingiuriosa nei confronti dei cittadini di Roma e quella del dibattito su una mozione riguardante il pluralismo nel sistema radiotelevisivo e il conflitto di interessi presentata da Pd, Idv, Udc e Gruppo Misto (un’altra mozione, sullo stesso tema, e’ annunciata dai finiani). Si tratta di due scogli immediati da superare per la maggioranza. A preoccupare Berlusconi e Bossi e’ anche l’annuncio che i finiani hanno deciso di accelerare i tempi del varo del loro nuovo partito. Ieri, in una pausa del dibattito alla Camera, i finiani hanno infatti annunciato che martedi’ prossimo si riuniranno deputati, senatori e parlamentari europei di Futuro e liberta’ ”per costituire il comitato promotore del nuovo soggetto politico”. All’incontro partecipera’ anche Fini. Carmelo Briguglio, Fli, esalta il ruolo del proprio gruppo: ”Il presidente del Consiglio ha dovuto prendere atto in Aula che Futuro e liberta’ c’e’, si e’ conquistato il suo spazio e ha creato un’intesa politica e programmatica con l’Mpa di Lombardo, essenziale per l’esistenza stessa della maggioranza di governo. Il risultato del voto ha detto agli italiani che senza di noi non ci sarebbe piu’ questo governo”. L’opposizione segnala l’indebolimento politico del governo. Dice Pier Luigi Bersani, segretario del Pd: ”La maggioranza si e’ articolata in quattro componenti che non sono riuscite neppure a firmare assieme la mozione di fiducia. Siamo, a dirla con una formula teologica, a una situazione di unita’ nella diversita’. Andiamo incontro ad un passaggio di ulteriore instabilita”’. Stessa opinione quella di Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc: ”Con i numeri abbiamo visto che Berlusconi proprio non ci ha preso. Speriamo che almeno sulle promesse che ha fatto in Aula sappia dimostrare un po’ piu’ di capacita’ e di concretezza”.