mercoledì, 30 Aprile , 25

Uomini di parola

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Dopo aver scontato 28 anni di pena Val (Al Pacino) esce finalmente di prigione. Ad attenderlo trova il suo vecchio compare Doc (Christopher Walken), ormai segnato dalla vita e assuefatto a un’esistenza grigia e abitudinaria tra pillole per la pressione e tv via cavo. Ma soprattutto costretto a un lacerante compito: il boss che all’epoca ha perso l’unico figlio nella rapina che ha portato Val in carcere gli ha commissionato l’omicidio dell’amico. Il riluttante Doc ha tempo fino al mattino successivo per ucciderlo, dopo una notte in cui il vecchio complice desidera recuperare tutto il tempo perso tra bordelli, ristoranti e una rimpatriata dall’ex asso della guida Hirsch (Alan Arkin), che a dispetto della sua condizione al volante pare ancora Ayrton Senna. Ritrovano spazio tutto per loro così Al Pacino, Christopher Walken e Alan Arkin dimostrando, a chi aveva dei dubbi, che la classe continua a non essere acqua ma soprattutto che il tempo non toglie la capacità di far brillare qualsiasi cosa capiti sotto mano a chi porta questo mestiere nel sangue e ne ha fatto, motivo di vita. Perciò “Uomini di Parola” nonostante una trama semplicissima e decisamente non eccelsa per originalità e ritmi, pur trovando appoggio in svariate occasioni in qualche fulmineo e accattivante dialogo, se funziona è prevalentemente per via delle colonne impolverate ma ancora resistentissime che sono li a sostenerlo e a prenderlo per mano, in alcuni momenti trainandolo anche assai meglio del previsto Nel corso di oltre un’ora e mezza di visione che, accompagnata da una colonna sonora originale a firma di Jon Bon Jovi, appare sicuramente più vicina allo spirito di fondo del tarantiniano “Pulp fiction” che ai gangster-movie alla Martin Scorsese, ma senza eccedere in violenza e rimanendo dalle parti della commedia leggera in salsa malavitosa.
Commedia che, pur rischiando in parte cadute di ritmo, riesce nell’impresa di intrattenere lo spettatore in maniera sufficiente e piacevole, più per merito degli infallibili protagonisti che della regia, però.

Margherita Diurno

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