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Una Notte da Leoni 3

Questa volta Phil, Stuart e Alan non saranno reduci di un addio al celibato particolarmente sconvolgente, hanno una missione da compiere: salvare Doug.
Il caso vuole, infatti, che una serie di coincidenze sfortunate, riconducibili al primo episodio ambientato a Las Vegas, portino al rapimento di Doug (bianco) per mano di Doug (nero) e del temutissimo Marshall, un potentissimo criminale che ha un conto in sospeso con Mr. Chow, colpevole di avergli rubato milioni di dollari in lingotti d’oro. Ed è proprio qui che entrano in ballo Phil, Stuart ed Alan: devono consegnare Mr. Chow a Marshall entro 3 giorni, altrimenti Doug morirà.

Questa volta Phil, Stuart e Alan non saranno reduci di un addio al celibato particolarmente sconvolgente, hanno una missione da compiere: salvare Doug.
Il caso vuole, infatti, che una serie di coincidenze sfortunate, riconducibili al primo episodio ambientato a Las Vegas, portino al rapimento di Doug (bianco) per mano di Doug (nero) e del temutissimo Marshall, un potentissimo criminale che ha un conto in sospeso con Mr. Chow, colpevole di avergli rubato milioni di dollari in lingotti d’oro. Ed è proprio qui che entrano in ballo Phil, Stuart ed Alan: devono consegnare Mr. Chow a Marshall entro 3 giorni, altrimenti Doug morirà.
Qui è chiara la volontà di cambiare le cose e voler correggere il tiro: niente più struttura “a ritroso” condita dai vuoti di memoria, sostituita da una caccia all’uomo che porta i protagonisti dove tutto è cominciato
Il Terzo ed ultimo film non rispetta purtroppo nessuna delle caratteristiche dei due film precedenti e delude parecchio chi aveva delle aspettative diverse. Uno notte da leoni 3 ha una sceneggiatura lineare e con qualche falla, le gag sono davvero poche e in sala si ride sostanzialmente per le parolacce e gli insulti che si rivolgono i protagonisti. Protagonisti messi eccessivamente in ombra dal personaggio di Alan. Purtroppo l’attesa per un buon film c’era, ma poi dopo i primi venti minuti si intuisce che lo schema non è più quello e tutta la prima parte scorre via in maniera davvero noiosa.
E la delusione è grande quando sui titoli di coda quella verve ritorna, potente e sopraffina, insieme con la risata che accompagna freneticamente lacrime e convulsioni. Peccato che sia solo da contorno alla parola fine, il guaio di voler enfatizzare troppo un prodotto di intrattenimento mondiale è la perdita di forza comica e il risultato un flop. Stavolta niente trash, niente foto ricordo, si torna a casa a capo chino senza la compagnia del fido Doug.

Margherita Diurno

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