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Ue, Johansson: verso accordo giovedì sul Patto su immigrazione

Paesi Ue avranno scelta: ricollocamenti o contributi finanziari

Bruxelles, 6 giu. (askanews) – Ci sono buone probabilità che i ministri dell’Interno dei Ventisette trovino un accordo in Consiglio Ue sul nuovo Patto comunitario sull’immigrazione e l’asilo alla riunione di giovedì prossimo a Lussemburgo; un accordo che, se necessario, potrà essere approvato a maggioranza qualificata.

Lo ha affermato, durante un punto stampa oggi a Bruxelles, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Il testo in discussione prevede un dispositivo di “solidarietà obbligatoria”, con la possibilità che viene lasciata agli altri Stati membri, di scegliere se accettare di ricollocare sul proprio territorio una parte dei migranti irregolari giunti nei paesi di primo ingresso nell’Ue, o se fornire, in alternativa, un sostegno operativo e finanziario a quei paesi, esposti in prima linea ai flussi migratori.

“Ci sono grandi possibilità – ha detto la commissaria – che possa esserci una svolta (‘breakthrough’, ndr) già al Consiglio di Lussemburgo, giovedì. Dobbiamo ricordare che su questo c’è una situazione per cui il Consiglio per sei o sette anni non è stato in grado di trovare un accordo. Questo è il momento: gli Stati membri sono in una atmosfera costruttiva, penso, per trovare una soluzione. Spero che sarà possibile, in effetti penso che giovedì ce la faranno, perché adesso gli Stati membri sono così vicini nel negoziato. Insomma, se c’è la volontà, ci sarà un accordo giovedì”.

“La questione principale nel pacchetto – ha precisato Johansson rispondendo ai giornalisti – non è quella di avere una distribuzione più equa”, dei migranti irregolari tra tutti gli Stati membri, “ma di avere una politica Ue dell’immigrazione, un sistema unitario per gestire la migrazione insieme, in modo ordinato. Penso che abbiamo imparato la lezione appresa durante gli ultimi anni: che quando agiamo insieme, come ‘Team Europa’, quando ci aiutiamo a vicenda, siamo tutti vincenti, perché siamo in grado di occuparci di molte sfide. Non solo quella dei rifugiati ucraini in fuga dalla guerra russa, ma anche quella delle strumentalizzazioni di Lukashenko”, il leader bielorusso, “o degli arrivi dai Balcani occidentali lo scorso autunno, o dei massicci sbarchi nelle isole Canarie. Quando siamo insieme siamo forti”.

“Insomma il mio messaggio principale agli Stati membri – ha continuato la commissaria – è che questo non è un gioco a somma zero, tra vincenti e perdenti. Perché se ci accordiamo su un approccio comune per gestire insieme l’immigrazione, in maniera umana ma con delle restrizioni, saremo tutti vincenti; perché saremo in grado di gestire l’immigrazione in modo ordinato. E questo, nessuno Stato membro può farlo da solo”.

“Penso che questo sia davvero chiaro. Penso – ha osservato Johansson – che siano una trappola i dibattiti nazionali in cui si cerca di raccontare un dramma di vincenti e perdenti. In realtà, senza un accordo siamo tutti perdenti, mentre con l’accordo siamo tutti vincenti. Inclusi i migranti, perché quando lavoriamo insieme possiamo anche accogliere i migranti e i rifugiati in modo più ordinato, senza che rischino la loro vita”.

Quanto alle “restrizioni” da applicare alla politica migratoria, queste riguardano le condizioni per la concessione dell’asilo, tra chi ne ha diritto perché fugge da paesi e situazioni che lo giustificano, e chi no, ovvero i “migranti economici” che possono essere rimpatriati. La commissaria ha precisato che “non ha senso che le persone provenienti dall’Albania, dal Pakistan o dalla Turchia siano trattate allo stesso modo di quelle che vengono dall’Afghanistan, dalla Siria o dal Sudan, per esempio”.

Tornando alle previsioni sulla riunione del Consiglio Ue di giovedì, Johansson ha ribadito: “Mi aspetto che il Consiglio Ue trovi un accordo sul l’approccio comune generale” sul Patto sull’immigrazione e asilo. “C’è un’atmosfera molto costruttiva, gli Stati membri sono entrati nei dettagli della discussione, e credo che sia un ottimo segno”.

Quanto al dispositivo che consentirebbe agli Stati membri di scegliere se accettare i ricollocamenti di migranti sul proprio territorio, o, in alternativa, il pagamento di un contributo finanziario proporzionato, la commissaria ha puntualizzato che ” “la proposta che stanno discutendo i negoziatori ora non è quella della Commissione, è quella della presidenza” di turno svedese del Consiglio Ue, “perché sono loro che guidano i negoziati e presiederanno la riunione del Consiglio giovedì”.

A un giornalista che chiedeva se possa confermare che la proposta sul tavolo prevede un contributo finanziario compensatorio di 22.000 euro per migrante, a carico dei paesi che decidono di non accettare i ricollocamenti, Johansson ha replicato ribadendo che “questa è una proposta della presidenza svedese” del Consiglio Ue. “Non avevamo quella cifra nella proposta della Commissione”, ha ricordato. “Ma credo che ciò che quella sul tavolo dei negoziati sia una proposta equilibrata; potrebbero esserci dei piccoli aggiustamenti, ma complessivamente penso che sia ben bilanciata”.

Comunque, ha insistito la commissaria, “è molto chiaro: la proposta non prevede i ricollocamenti obbligatori ma una solidarietà obbligatoria. Questa è la proposta dell’attuale presidenza ed è anche sulla stessa linea delle presidenze precedenti” di turno del Consiglio Ue, che hanno tentato invano di arrivare a un accordo dopo la presentazione del pacchetto legislativo da parte della Commissione, nel settembre 2020. Quindi, “è chiaro che gli Stati membri possono scegliere un altro tipo di solidarietà”, che però “deve essere obbligatoria, altrimenti non avremmo solidarietà/ Di questo si sta occupando la presidenza svedese, penso in modo molto positivo e costruttivo”. “Io prevedo – ha ripetuto Johansson – che troveremo un compromesso lungo queste linee. Vedremo come sarà bilanciato esattamente. Ma penso che sia assolutamente necessario. Perché non si può chiedere ad alcuni Stati membri di fare i ricollocamenti mentre altri non fanno nulla. Non sarebbe una soluzione sostenibile, naturalmente. Deve esserci un equilibrio tra i diversi tipi di solidarietà nei riguardi dei paesi sotto pressione”.

E su questo tema, ha ricordato la commissaria, “prendiamo le decisioni in Consiglio a maggioranza qualificata”. Un chiaro avvertimento agli Stati membri dell’Europa centrale e orientale che sono riusciti spesso, finora, a evitare il voto e ad invocare una impossibile unanimità per le decisioni sull’immigrazione irregolare, quando continua a leggere sul sito di riferimento