Oggi alle 14, nella sede della Fondazione Farefuturo, si ritroveranno deputati, senatori ed europarlamentari di Futuro e Liberta’ insieme a Gianfranco Fini per costituire il comitato promotore di un nuovo partito. Il ruolo di coordinatore potrebbe essere affidato o a Italo Bocchino, capogruppo alla Camera, o ad Adolfo Urso, vice ministro per lo Sviluppo economico. Domani si riuniranno una trentina di intellettuali finiani per preparare la bozza di un documento programmatico che verra’ presentato all’assemblea nazionale, fissata a Perugia il 6 e 7 novembre, di Generazione Italia, l’associazione dei giovani finiani che conta 500 Circoli in tutta Italia. La possibilita’ di una fine anticipata della legislatura ha convinto i finiani ad accelerare l’iter che portera’ alla prima assemblea costituente della nuova formazione politica, prevista a Milano negli ultimi giorni di gennaio 2011. La scelta del capoluogo lombardo – dicono gli organizzatori – serve sia a smentire l’idea che Futuro e liberta’ e’ un movimento con radici soprattutto nel Mezzogiorno, sia a caratterizzare la propria identita’ nazionale in contrasto con quella ”padana” della Lega. Mentre si scandisce il cammino della fondazione del nuovo partito, i finiani sono tornati a distinguersi dalle posizioni di Silvio Berlusconi. Il premier, chiudendo domenica scorsa la Festa della liberta’ a Milano, aveva proposto una commissione parlamentare d’inchiesta (con gli stessi poteri dei pm) per indagare sull’attivita’ della magistratura. Il primo no al sostegno parlamentare di questa ipotesi e’ venuto da Bocchino. Poi e’ stato un susseguirsi di dichiarazioni. Dice Fabio Granata, che tra l’altro non ha votato la fiducia al governo: ”La magistratura e’ un baluardo indispensabile per la legalita”’. Netta la posizione anche di Carmelo Briguglio: ”Abbiamo gia’ avuto fin troppi cedimenti votando acriticamente i provvedimenti bollati come leggi ad personam”. C’e’ anche un altro tema politico a rendere incandescente lo scontro tra Pdl e finiani: riguarda la riforma della legge elettorale. Avverte Bocchino: ”Se qualcuno cerca un pretesto per andare a votare, sappia che esiste gia’ una maggioranza alternativa, tanto alla Camera quanto al Senato, in grado di ritrovarsi sulla modifica della legge elettorale. Solo dopo si potra’ tornare al voto”. Alle parole del capogruppo di Futuro e liberta’ (una disponibilita’ a formare un ”governo di transizione”?) ha replicato Sandro Bondi, tra i coordinatori del Pdl e ministro dei Beni culturali: ”Si tratterebbe di trasformismo parlamentare, manipolazione sfrontata della volonta’ popolare, volonta’ di affossare il bipolarismo per ritornare agli amati riti della partitocrazia”. Puntualizza Pier Luigi Bersani, segretario del Pd: ”Sulla legge elettorale non si stabilisce una maggioranza di governo ma una maggioranza parlamentare che si esprime sulle regole”. Su questa posizione si schiera pure l’Udc. Maurizio Ronconi, responsabile del dipartimento enti locali del partito, chiarisce: ”Una nuova maggioranza non sarebbe un ribaltone perche’ non servirebbe per governare a lungo ma prevalentemente per fare una nuova legge elettorale”. A far salire la tensione tra Pdl e finiani c’e’ anche il problema del rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari. Il 13 ottobre ci sara’ la riunione della maggioranza per decidere nomi e avvicendamenti. I finiani potrebbero uscire penalizzati nei loro incarichi, a iniziare da Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera, luogo strategico per il governo visti i tanti provvedimenti di riforma annunciati nel settore giustizia. A questo proposito Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio, ha convocato per domani i capigruppo che hanno votato la fiducia a Berlusconi. Si tratta del primo riconoscimento ufficiale che le forze che sostengono il governo non sono piu’ due ma c’e’ la terza gamba di Futuro e liberta’. A latere del dibattito piu’ politico sull’identita’ di Futuro e liberta’ e’ iniziata anche la difficile trattativa tra i finiani e la componente maggioritaria di Alleanza nazionale che resta nel Pdl per sbloccare il capitale congelato del vecchio partito. Secondo alcune indiscrezioni, il capitale di An sarebbe costituito da beni immobiliari per 500 milioni di euro e da circa 100 milioni di euro depositati in banca. Domani si riunisce il comitato dei garanti della Fondazione An che amministra sigla e capitale residuo del partito che si sciolse per dare vita, insieme a Forza Italia, al Pdl. Su nove componenti del comitato solo tre sono finiani.