Giorgia Meloni accoglie le dimissioni di Vittorio Sgarbi. “Decisione corretta”, dice la premier dal Giappone, dove è volata per incontrare il primo ministro Kishida. Sgarbi ha annunciato il suo passo indietro da sottosegretario alla Cultura precisando però di volerlo ufficializzare di persona alla presidente del Consiglio. “Quando tornerò a Roma lo incontrerò per accogliere le sue dimissioni”, assicura Meloni. Il critico d’arte, intanto, annuncia un ricorso al Tar e apre un fronte politico con palazzo Chigi. “Chiedo all’Antitrust- attacca Sgarbi- di estendere l’indagine sul conflitto d’interessi a tutte le istituzioni con gli stessi criteri”.
La protesta dei trattori arriva a Roma. In centinaia sono attesi in giornata da tutto il Paese per chiedere risposte sul fronte dei prezzi e contestare le politiche ambientali ed economiche dell’Ue. I trattori puntano anche a far sentire la loro voce a Sanremo, dove domani si apre il Festival della canzone. Amadeus parla di protesta “giusta e sacrosanta. Se vengono- dice- li farò salire sul palco”. Per il vicepremier Matteo Salvini, gli agricoltori “hanno tutta la mia solidarietà perché pagare per lasciare incolti i loro campi o pagare per non andare a pesca è una follia tutta europea”. Il Pd osserva che “se l’agricoltura italiana è in ginocchio è soprattutto a causa delle scelte del governo Meloni”. La premier, intanto, si dice pronta ad ascoltarli, ma assicura che per loro ha già fatto “il massimo”.
L’operazione internazionale in mar Rosso sta partendo. Sarà una missione “navale ed aerea” e “l’Italia ne avrà il comando operativo”. Antonio Tajani schiera Roma in prima linea nell’impegno per risolvere la crisi di Suez. Giorgia Meloni sottolinea che “è nostro dovere e interesse garantire la navigazione” e si dice “contenta” del comando italiano. Intanto, però, i leader degli Houthi minacciano Roma. “L’Italia diventerà un bersaglio se parteciperà all’aggressione contro lo Yemen”, avvertono. Tajani però non prende in considerazione nessun passo indietro. “”Non saranno missioni di accompagno, ma di difesa operativa: se c’è un attacco si reagisce- precisa- non ci faremo intimidire”.
Via libera dai leader del centrodestra alla riformulazione della norma anti-ribaltone. La maggioranza trova l’accordo sulle modifiche all’articolo 4 del ddl Casellati, quello che contiene, in casi eccezionali, l’incarico a un premier ‘di riserva’. Le modifiche, sotto forma di emendamenti, verranno depositate dalla ministra Elisabetta Casellati in Senato. Lo scioglimento della Camera non è più automatico in caso di sfiducia al premier eletto: in alternativa potrà dimettersi e aprire la strada, con la nomina del Quirinale, a un incarico a un parlamentare della stessa coalizione. Dal Giappone Giorgia Meloni commenta: “Intendiamo portare avanti la riforma, che io considero la madre di tutte le riforme. Sono contenta che si sia trovata una formulazione più chiara della norma”.
L’articolo Tg Politico Parlamentare, edizione del 5 febbraio 2024 proviene da Agenzia Dire.
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