L’Istituto fotografa 10 aree critiche per il rilancio Mezzogiorno
Milano, 25 gen. (askanews) – Il Mezzogiorno italiano sconta “divari strutturali anche molto ampi” con il resto del Paese e “di rado si apprezzano processi di convergenza significativi” con le altre zone d’Italia. Differenze profonde “anche infra-regionali” tra i territori del Sud. Lo scrive l’Istat che oggi ha pubblicato un focus dedicato al Mezzogiorno nel quale segnala le dieci aree chiave per ridurre il gap con il Centro-Nord.
“Da oltre un ventennio – si legge – il pil pro-capite nel Mezzogiorno si aggira intorno al 55-58% del Centro-Nord: nel 2021 il pil reale è di circa 18mila euro contro i 33mila nel Centro-Nord”. Anche il livello di istruzione “conferma una grave arretratezza” anche se “migliora nelle giovani generazioni”. Nel 2020, evidenzia l’Istituto, un terzo (32,8%) dei meridionali in età 25-49 anni (24,5% nel Centro-Nord) ha concluso al più la terza media.
Differenze che vengono trasportate nel mondo del lavoro dove sono “fortemente penalizzati i giovani meridionali. Dal 2000 in poi si registrano abbastanza stabilmente circa 3 occupati ogni 10 in meno nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord. Tranne rare eccezioni – si legge – l’intero Mezzogiorno presenta tassi di occupazione giovanile molto inferiori alla media”. Ne scaturisce una “preoccupante ripresa dell’emigrazione di massa. Nel 2020, Sud e Isole hanno perso ben 42 giovani residenti (25-34 anni) ogni 100 movimenti anagrafici nei flussi interni extra-regionali (+ 22 nel Centro-Nord) e 56 su 100 in quelli esteri (49 nel Centro-Nord)”.
Distanza anche sulla digitalizzazione: il 60% circa dei residenti ha opportunità ridotte di accesso alla Banda ultra-larga: il 17,3% vive in contesti molto distanti da questo standard contro il 4,2% del Centro-Nord. Tra le infrastrutture si segnala “l’obsolescenza delle reti idriche” (perdite per circa la metà dell’acqua per uso civile) e la dotazione “visibilmente inferiore” di reti per il trasporto con la densità della rete ferroviaria è nettamente più bassa, soprattutto nell’alta velocità: 0,15 Km ogni 100 Km2; 0,8 al Nord; 0,56 al Centro.
Divari riguardano anche “gli outcome dell’istruzione”, con “le competenze degli studenti più basse in tutte le discipline, e i servizi per l’infanzia: il 17,8% dei bambini 0-3 anni vive in zone con una dotazione molto bassa o nulla contro il 5,3% nel Centro-Nord. Divari territoriali “rilevanti” caratterizzano anche efficienza, appropriatezza e qualità dei servizi sanitari: la contrazione della spesa pubblica ha inciso negativamente sui livelli essenziali di assistenza, con una “diffusa emigrazione sanitaria: i ricoveri extra-regionali sono il 9,6% di quelli interni contro 6,2% nel Centro-Nord”.
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