Non sparavano gli occupanti del mezzo di soccorso iracheno colpito durante la “battaglia dei Lagunari”, nell’agosto 2004 sui ponti di Nassiriya, in Iraq, e poi esploso perché raggiunto dai colpi dei soldati italiani: la documentazione messa online da Wikileaks contraddice la versione ufficiale sostenuta dai militari italiani, secondo la quale era stato risposto al fuoco proveniente dal veicolo iracheno.
E Salvatore Marracino 1, il militare italiano morto nel corso di una esercitazione il 15 marzo 2005 in Iraq, venne “colpito accidentalmente”. Versione, quella di Wikileaks, che contrasta con quella più accreditata all’epoca, secondo la quale il 28enne di San Severo (Foggia) si sparò alla fronte con la sua stessa arma, tentando di disincepparla. “A noi hanno sempre detto che Salvatore è morto per un incidente causato dalla sua arma”, ha commentato la madre di Marracino, Maria Luigia Grosso. “Non so bene come – ha aggiunto – ma pare che sia partito un colpo da un’arma che si era inceppata più volte”.
Ora emerge che in un rapporto americano datato il 15 marzo 2005, classificato segreto e pubblicato da Wikileaks con diversi omissis, si legge che “alle ore 13, un (militare italiano) stava prendendo parte a un’esercitazione di tiro a Nassiriya. E’ stato accidentalmente colpito (alla testa). E’ stato trasferito all’ospedale in Camp (Mittica) e classificato come incidente. E’ stato trasferito all’Ospedale navale di (Kuwait City). E’ morto alle 16.45 circa”, ora locale.
La notizia della morte a Nassiriya del sergente Marracino arrivò nell’Aula della Camera proprio mentre si stava per votare il rifinanziamento della missione italiana in Iraq. A informare il Parlamento fu il vicepremier Marco Follini spiegando che Marracino, “durante un’attività regolarmente programmata di tiro con le armi portatili, nel tentativo di risolvere un inceppamento della propria arma, è stato raggiunto da un colpo alla testa”. Nel tempo la ricostruzione è apparsa sempre più sfocata: non si è più parlato esplicitamente di un colpo esploso dall’arma impugnata dallo stesso Marracino. Durante i funerali, la madre del ragazzo lanciò un appello ai commilitoni del figlio perchè la aiutassero a “fare chiarezza” su quanto accaduto.
La battaglia dei lagunari. La ricostruzione dell’incidente in cui i miliari italiani fecero fuoco contro un’ambulanza è la seguente: “Alle ore 03.25 un automezzo che transitava sul ponte orientale di Nassiriya non si è fermato al checkpoint italiano e veniva conseguentemente ingaggiato con armi leggere. Quindi si è prodotta una grande esplosione, seguita da una seconda da cui si è valutato che il veicolo avesse dell’esplosivo”, si legge in due resoconti americani del 5 agosto 2004 pubblicati da Wikileaks.
I fatti risalgono alla notte tra il 5 e il 6 agosto 2004 quando a Nassiriya si verificarono scontri tra i miliziani dell’Esercito del Mahdi e i soldati italiani, posti a difesa dei tre ponti sull’Eufrate. L’episodio è stato al centro di una vicenda giudiziaria complessa 2. A bordo del veicolo, secondo i testimoni, si trovavano una donna incinta, la madre, la sorella e il marito. E la ricostruzione raccontata dai file di Wikileaks coincide sostanzialmente con quanto appurato nel corso dell’inchiesta giudiziaria.
I militari hanno sempre raccontato una storia diversa: nessuna ambulanza, hanno sostenuto, ma solo un furgone, privo di insegne o di dispositivi luminosi, con a bordo uomini armati che, a un tratto, sono scesi sparando contro i soldati italiani che, dopo aver seguito le procedure, si sono limitati a rispondere al fuoco.
Dai file di Wikileaks, incrociati con il rapporto riservato, scritto tre giorni dopo i fatti dal colonnello dei lagunari Emilio Motolese e reso noto nel 2006, emerge che la versione dei soldati italiani si potrebbe riferire a un episodio distinto, verificatosi un’ora dopo, alle 04.25. I soldati “spararono contro un mezzo che non si era fermato al checkpoint”. Quindi iniziò – si legge nei file – una battaglia nella quale diversi insorti rimasero uccisi e altri feriti”.