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Roma, due fratelli denunciano: “Nostro padre come Gina Lollobrigida, chi gli è vicino si approfitta dei suoi soldi”

Dal webRoma, due fratelli denunciano: “Nostro padre come Gina Lollobrigida, chi gli è vicino si approfitta dei suoi soldi”

ROMA – “La nostra storia assomiglia a quella di Gina Lollobrigida e di suo figlio, nostro padre è in vita e vorremmo sentirci tutelati adesso. Siamo molto preoccupati perché solitamente nelle numerose decisioni intraprese dal giudice tutelare si tende a proteggere l’anziano fragile e bisognoso di cure, mentre nel caso di nostro padre nonostante tutto sembri deporre a favore dell’amministrazione di sostegno, esiste una resistenza affinché venga nominato. In sede di ctu tutto si è basato sulle dirette dichiarazioni di nostro padre. C’è una malattia grave, c’è prodigalità, c’è uno scoperto in banca di 20 mila euro, c’è un’alterazione dovuta ad una depressione cronica e ai ricoveri psichiatrici ed è tutto normale per il Tribunale di Roma. Anzi addirittura il ctu afferma che la depressione si aggraverebbe con la nomina di un amministratore di sostegno. Tutto oggi avviene sotto l’influenza di persone che secondo noi se ne stanno approfittando e lo hanno ridotto in povertà”. È lo sfogo e la denuncia accorata alla Dire di due fratelli romani, Fabrizio e Fabio e della loro mamma, ex moglie dell’uomo, sulla situazione che grava sul patrimonio dell’anziano padre di 87 anni invalido, cardiopatico, dializzato e con deficit cognitivo accertato dal ctu che “ha svenduto per procura la casa familiare del Fleming”, questa la denuncia dei due fratelli, “a favore dello studio del suo avvocato” che avrebbe costituito una società ad hoc- “per eludere le statuizioni della sentenza di simulazione accertata dalla Suprema Corte. Una serie di azioni che avrebbero penalizzato i due figli e leso l’interesse dell’ex moglie che ha diritto a ricevere un assegno divorzile. La vicenda arrivata all’attenzione della senatrice avvocata Tilde Minasi è diventata un’interrogazione parlamentare al ministro Nordio il 24 gennaio scorso.

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Dopo 14 anni di giudizi nella sentenza di simulazione di Corte d’Appello, a pagina 9 e 10, la Corte, ricordano i due fratelli, ‘dichiara espressamente: ‘…in quanto titolare del diritto a percepire un assegno quale ex coniuge divorziata non potrebbe volere che il coniuge dilapidasse il proprio patrimonio con atti fittizi e simulati, sì ancora perché con l’accertamento della simulazione dovrebbe ritenersi infondata l’eccezione di carenza di legittimazione dell’attore con riguardo all’azione di rilascio perché non proprietario dell’immobile. La doglianza è fondata. Non vi è dubbio che rivestendo la signora la veste di creditore avendo diritto al pagamento di un assegno di divorzio aveva certamente interesse che il proprio debitore non si privasse dell’immobile vendendolo – Cassazione 644/ 90’”. Con i soldi dell’anziano il socio del legale dell’uomo avrebbe creato, a quanto risulta, una società immobiliare per acquisire l’immobile.

“Surreale- dichiarano ancora i due figli- la decisione del giudice tutelare GOT di Roma che ha stabilito: ‘È in precarie condizioni di salute, ma capace di intendere‘. I figli per tutta risposta sono stati condannati alle spese legali per aver chiesto un provvedimento di sostegno a protezione del loro congiunto, ma intanto la situazione familiare è diventata uno scontro aperto tra Tribunali mentre la Procura di Viterbo (legale dell’anziano padre è di Ronciglione) ha concluso le indagini, indagando sulla base di un nuovo esposto “per circonvenzione d’incapace, falsa perizia, falso in atto pubblico del P.U. falso ideologico in concorso, ma il Collegio della Corte d’Appello condanna noi figli a pagare ben 11 mila euro tra I e II grado’. Anche la Procura di Roma sta indagando, ‘ma ad aprile sono tre anni che il PM ha questa indagine e non ha risposto nulla. Abbiamo chiesto il sequestro dell’immobile ma non ha risposto’.

COME LA STORIA DELLA ‘LOLLO’

La vicenda di Fabrizio e Fabio assomiglia a tante che hanno conquistato paginoni di cronaca: Gina Lollobrigida, il filosofo Vattimo, l’attore Buzzanca. Figli che hanno perso un contatto con il genitore e che rivendicano garanzia di una corretta gestione ‘per legge’ del patrimonio quando le condizioni di salute non sembrano più idonee a garantirne la piena capacità di intendere e volere.

Nessuna interdizione è stata chiesta, sottolineano più volte i due fratelli, ma una tutela. Eppure per il ctu non sarebbe questo il caso dell’anziano. “Il giudice pur riconoscendo una peculiare fragilità nell’anziano- raccontano- non ha disposto nemmeno una nomina per gli atti straordinari, lasciando così agire indisturbati legale e suoi familiari. Nelle more della procedura di amministrazione di sostegno, il legale di nostro padre si oppose alla nomina di un amministratore di sostegno e, a seguito della consulenza tecnica d’ufficio, il giudice tutelare dichiarò appunto che non necessitava di un sostegno, condannandoci a rifondere le spese legali”.

L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

L’interrogazione ha ricostruito la vicenda in aula: “Pochi giorni dopo il rigetto della Corte d’appello la Procura provvide con l’iscrizione di tre procedimenti penali per i reati di circonvenzione d’incapace, di falsa perizia, falso commesso da pubblico ufficiale, falso ideologico in concorso tra più persone, tutti reati perseguibili d’ufficio. Si chiede di sapere- si legge inoltre nella richiesta avanzata dalla senatrice Minasi- quali iniziative il ministro in indirizzo intenda intraprendere, per quanto di sua competenza, al fine di accertare la conformità alle norme di legge dell’attività degli uffici della Corte di appello di Roma, e far sì che la normativa in materia di tutela delle persone anziane dalle truffe sia effettiva e efficace’.

‘Anche uno dei padri della psichiatria italiana, nostro CTP ha ritenuto che era necessario un amministratore di sostegno in una persona con questo tipo di disturbi. Ma il giudice tutelare non ha preso in considerazione nulla di quanto emerso nella CTU solo che ‘è capace’. Infatti la domanda giudiziale dei figli era per un nominare un amministratore di sostegno anche solo per la ‘tutela straordinaria’ e non per ottenere una interdizione o inabilitazione del padre. Una nuova ctp di uno psichiatra forense già Direttore del Servizio di Psicologia Militare della Direzione Generale di Sanità Militare ha scritto nero su bianco che la ctu ha totalmente mancato l’obiettivo prescritto, ossia non basarsi sulla capacità di intendere, mai messa in discussione, ma sullo stato di fragilità e malattia dell’uomo e conclude che l’anziano necessita di un sostegno alla luce di continua a leggere sul sito di riferimento

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