L’ormai prossimo presidente del consiglio Matteo Renzi ha incontrato stamattina Giorgio Napolitano per ricevere l’incarico di formare il nuovo governo. Reduce dalla grande vittoria interna al suo partito, e dalle reazioni positive che in queste ore stanno arrivando dai mercati sul cambio di premier, Renzi ha tuttavia ancora due nodi da sciogliere: le relazioni con il Nuovo Centrodestra, nella persona di Angelino Alfano, e la nomina dei ministri.
Sul primo punto il problema è essenzialmente uno: Alfano non dà per scontata l’appoggio al nuovo governo e vuole che il suo partito abbia la possibilità di recitare la parte dell’alleato più forte nella nuova coalizione, dopo che il Pd ha smentito categoricamente l’ipotesi di chiedere sostegno numerico a Berlusconi. Del resto la questione è sempre la stessa, i numeri in parlamento, e conscio di questo Alfano offre la possibilità a Renzi di formare fin da subito una maggioranza salda a patto di una riconferma dei ruoli assegnati agli uomini del Ncd (Alfano vicepremier e ministro dell’interno, Lupi alle infrastrutture e Lorenzin alla salute); ma Renzi non sembra intenzionato a farsi pressare e dichiara che se dovessero sorgere problemi a livelli di alleanze non vede come problematico un ritorno alle urne, forte del fatto che il Pd è ancora il primo partito nelle intenzioni di voto.
Per quanto riguarda invece la scelta dei ministri, Renzi dovrà fare i conti con le defezioni di due dei candidati più voluti da Renzi, Prodi e l’ad di Luxottica Andrea Guerra, e questo potrebbe allungare i tempi delle nomine, come ammesso dallo staff del prossimo premier. Se si va verso la riconferma degli uomini del Ncd, per gli altri dicasteri di fanno solo nomi, più o meno certi, ma la tendenza è quelle di creare un giusto mix tra politici e tecnici: al tesoro Fassino o Fabrizio Barca, alle riforme Maria Elena Boschi (ma anche Irene Tinagli e Andrea Oliviero di Scelta Civica), Dario Franceschini alla cultura (dopo il no di Baricco), Lorenzo Guerini ai rapporti con il parlamento, Federica Mogherini agli affari europei; Franco Bernabè di Telecom, Mauro Moretti delle Ferrovie o Luca Cordero di Montezemolo allo sviluppo economico; al lavoro Tito Boeri, Cesare Graziano o Guglielmo Epifani; Valerio Onida, Guido Calvi o Livia Pomodoro alla giustizia. Verso la riconferma anche Mario Mauro alla difesa ed Emma Bonino agli esteri.
Giuseppe Grasso