Tre ispettori Unesco da oggi a Pompei, dove ieri mattina si è scoperto il crollo di altri due muri: in una bottega della via Stabiana, area teatri, e nel “Piccolo lupanare” alle spalle della Casa del Centenario, zone nuove ai cedimenti, dove finora non era accaduto ancora niente. La soprintendente Papadopoulos spiega in una nota che si tratta di episodi “possibili che non devono destare allarmismi”. Ma per tre giorni, da oggi, a Pompei si parlerà la lingua della cultura internazionale con l’arrivo della commissione dell’Unesco che era stata annunciata dall’Iccrom, la costola dell’organismo addetta al restauro e alla conservazione dei beni Patrimonio dell’umanità. Quelli che comunemente chiamano “Caschi blu” avranno il compito di verificare lo stato attuale degli scavi – come dichiara Giovanni Puglisi, presidente della commissione nazionale italiana per l’Unesco.
“Laddove – sottolinea Puglisi – dovessero registrare una situazione molto diversa rispetto a quella fotografata quando il sito è stato iscritto nelle liste dell’Unesco, potrebbero fare una contestazione all’Italia. Chiedendo, in particolare, di sanare le criticità per evitare che Pompei sia inserito nelle liste dei siti in pericolo”. I tre esperti monitoreranno anche gli altri due siti archeologici della soprintendenza Patrimonio dell’umanità: Oplontis ed Ercolano.
Alix Barbet, una dei tre esperti del team Unesco, era arrivata già ieri, poco dopo che era scattato l’allarme per i nuovi crolli. Il primo tra le 7 e le 7 e 30, quando un muro grezzo di opus incertum alto circa 2 metri e largo 3, che faceva da divisorio tra i civici 1 e 2 della regio VII insula 2, lungo la via Stabiana è venuto meno. Stesse modalità per il crollo in un piccolo ambiente di servizio laterale della casa detta del Lupanare piccolo nella regio IX, insula 5 al civico 16. Qui le radici di una pianta hanno spaccato la malta, resa più fragile dalle piogge che battono da giorni il vesuviano. L’assenza di piante sembrerebbe invece responsabile, tra l’altro, del crollo nella Casa del Moralista: le viminate, palizzate che frenano il terrapieno, e che si sono spaccate per la pioggia, non sarebbero state costruite a regola d’arte. Ma la loro realizzazione in quella e in alcune altre zone di Pompei, non è frutto di un progetto della soprintendenza.
L’area archeologica, che è uno dei 45 siti italiani che fanno parte del Patrimonio mondiale Unesco, sarà monitorato dal team di esperti del quale fanno parte la Barbet, direttore del settore Ricerca del Cnrs in Francia, autrice di innumerevoli saggi sulla pittura muraria non solo a Pompei e Jean-Pierre Adam, architetto e archeologo francese del dipartimento di Architettura antica del Cnrs, che ha scavato a Pompei e attualmente insegna all’École du Louvre et a’ l’École de Chaillot, nelle università libanesi, londinesi e a l’École polytechnique fédérale di Losanna, autore del saggio “L’arte di costruire presso i romani”. Con la delegazione, a fare da padroni di casa per il Mibac ci saranno il segretario generale del ministero Roberto Cecchi, Manuel Roberto Guido, responsabile dell’Ufficio Patrimonio Unesco e direttore del Servizio I della direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del ministero, che esiste da settembre 2009. Esordio in soprintendenza ieri anche per il neo-direttore generale alle Antichità Luigi Malnati, ex soprintendente dei Beni archeologici dell’Emilia Romagna.
Malnati è il successore di Stefano De Caro, tra i massimi esperti di Pompei mandato in pensione lunedì, ancora in giovane età. Da più parti invece si chiamano a raccolta archeologi e tecnici di valore nel momento critico che attraversa Pompei. Da indiscrezioni risulta però che dagli uffici degli Scavi sia arrivato un rifiuto alla collaborazione offerta dai colleghi di Napoli, l’altro polo della soprintendenza (di Napoli e Pompei, è la dicitura esatta) che sarà retta fino al 3 dicembre dalla Papadopoulos. L’auspicio dell’arrivo anche di nuovi archeologi viene dall’Osservatorio Patrimonio Culturale: “In questo momento – dice il presidente Antonio Irlando – non è prioritario sperimentare nuove forme di gestione come, invece, attuare, aggiornare e far funzionare una legge che già esiste da molti anni, che da sola può restituire prestigio perduto alla soprintendenza e metterla in condizione di dotarsi di nuovi archeologi e di altre figure professionali, tra cui manager i cui ruoli sono già individuati nelle attività indicate nella legge”.
Di aria nuova si sente il bisogno negli uffici di Pompei. “La visita degli esperti Unesco arriva al momento giusto – dice Biagio De Felice della Cgil dell’area archeologica di Pompei -. C’è da augurarsi che non resti un episodio eccezionale, e che anzi venga costituito un osservatorio permanente sotto l’alta sorveglianza dell’Unesco, che affianchi e sostenga il lavoro della soprintendenza”.