Arriva in sala la prima parte del film-scandalo di Lars von Trier, con Charlotte Gainsbourg nei panni di una ninfomane che in una notte racconta la propria vita di eccessi. L’anziano Seligman (Stellan Skarsgård) soccorre in un vicolo una donna che sembra essere stata aggredita: Joe (Charlotte Gainsbourg) inizialmente rifiuta le sue attenzioni, ma poi si lascia convincere a prendere una tazza di tè. Una volta a casa, comincia a raccontare la sua vita da ninfomane, dall’adolescenza ad oggi, all’affascinato Seligman, avvertendolo fin da subito che non sarà una bella storia e che lei è una persona cattiva. Il film è distribuito in due parti (volume 1 e volume 2) e in due versioni (una della durata di quattro ore e una della durata di 5 ore e mezza). Capitolo conclusivo della trilogia sulla depressione (“Antichrist” e “Melancholia” i capitoli precedenti), Nymphomaniac è un’opera contrastante che deve essere osservata da lontano, alla giusta distanza. La pellicola è una lunga riflessione sulla sessualità, sulla moralità spiegata attraverso l’assenza di questa stessa. Il tutto condito da scene di sesso, monologhi sulla pesca e riferimenti all’ebraismo, il tutto col preciso scopo di sviscerare la sessualità e la moralità della donna, anche i sentimenti talvolta.
Margherita Diurno
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