Roma, 7 giu. (askanews) – LUniversità degli Studi di Milano-Bicocca e lIstituto Italiano di Tecnologia, in collaborazione con lAcquario di Genova, hanno sviluppato un nuovo materiale biodegradabile ideato per restaurare le barriere coralline danneggiate dai cambiamenti climatici. Il materiale è stato descritto su “Advanced Sustainable Systems”.
Il recupero attivo delle barriere coralline – informa Milano-Bicocca – è unoperazione che consiste nel far crescere nuove colonie di corallo in ambienti protetti, di solito vivai sommersi chiamati “nurseries”, per poi trasferirli nuovamente nelle porzioni di barriera danneggiate. Per eseguire questo trapianto, vengono di norma utilizzati dei materiali che permettano ladesione del corallo alle superfici sottomarine e, nello stesso tempo, garantiscano tempi di esecuzione ottimale. I prodotti attualmente in commercio derivano spesso dallindustria del petrolio e possono perciò risultare tossici per lambiente. Inoltre, il loro indurimento può richiedere tempi lunghi, da unora a un giorno intero, periodo nel quale il corallo deve mantenersi in posizione contro le correnti marine che potrebbero spostarlo e ridurre il successo del trapianto.
Il nuovo materiale è biodegradabile e non inquina perché composto da due componenti di origine vegetale. Una volta unite le due parti, il tempo di indurimento è di soli 20-25 minuti, caratteristica che permette di aumentare il successo del trapianto e accelerare il restauro delle barriere coralline. Le capacità del materiale sono state verificate in esperimenti condotti allAcquario di Genova e alle Maldive presso il MaRHE Center (Marine Research and Higher Education Center) – diretto dal prof. Paolo Galli – dove, durante il periodo di osservazione, i coralli sono cresciuti senza che fosse rilevato alcun segnale di stress.
La ricerca del nuovo materiale, oltre che nellimportantissimo lavoro di ‘coral restoration’ in natura, nasce anche dalla volontà delle strutture come lAcquario di Genova di introdurre tecniche e procedure di mantenimento delle specie in ambiente controllato e utilizzate nei progetti di ricerca e conservazione che siano sempre più sostenibili e rispettose dellambiente. Il materiale è oggetto di una domanda di brevetto depositata ed è stato sviluppato anche grazie a finanziamenti del progetto “Futuro Centro Nazionale per la Biodiversità” del Pnrr.