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Orange Fiber: abbigliamento sostenibile dagli scarti delle arance

Ogni anno l'industria di trasformazione agrumicola produce oltre 500.000 tonnellate all'anno di “scarti”, parti non commestibili o comunque inutilizzate. E se questi prodotti fossero trasformarti in un tessuto d'eccellenza, che magari profumi anche la pelle? È l'idea di Orange Fiber, una start up che mira allo sviluppo di tessili innovativi e sostenibili, partendo in questo caso proprio dai sottoprodotti dell'industria delle arance.
Ideata da Adriana Santanocito ed Enrica Arena, Orange Fiber nasce dalla voglia di trasformare uno scarto della terra in un prodotto innovativo, che possa portare innovazione, lavoro e rilancio del Made in Italy, insieme a un occhio di riguardo per l'ambiente. «La nostra avventura è iniziata più o meno due anni fa a Milano, quando stavamo ultimando i nostri studi.

Ogni anno l’industria di trasformazione agrumicola produce oltre 500.000 tonnellate all’anno di “scarti”, parti non commestibili o comunque inutilizzate. E se questi prodotti fossero trasformarti in un tessuto d’eccellenza, che magari profumi anche la pelle? È l’idea di Orange Fiber, una start up che mira allo sviluppo di tessili innovativi e sostenibili, partendo in questo caso proprio dai sottoprodotti dell’industria delle arance.
Ideata da Adriana Santanocito ed Enrica Arena, Orange Fiber nasce dalla voglia di trasformare uno scarto della terra in un prodotto innovativo, che possa portare innovazione, lavoro e rilancio del Made in Italy, insieme a un occhio di riguardo per l’ambiente. «La nostra avventura è iniziata più o meno due anni fa a Milano, quando stavamo ultimando i nostri studi. Adriana voleva diventare una fashion designer specializzata in tessile e sostenibilità e io volevo un lavoro che avesse a che fare con l’imprenditoria sociale e la sostenibilità. Poi, l’idea: e se potessimo utilizzare gli agrumi per creare un tessuto sostenibile e vitaminico?», raccontano le due imprenditrici. Studiando e approfondendo il loro progetto, hanno scoperto che in Italia, ogni anno, vengono prodotti migliaia e migliaia di tonnellate di scarti industriali da lavorazione di agrumi. E così Adriana ha iniziato a studiare i processi di trasformazione delle biomasse in tessuti per la sua tesi e ha sviluppato un’ipotesi di fattibilità, che ha poi verificato e brevettato insieme al Politecnico di Milano. Ma c’è di più: hanno sviluppato un processo per arricchire il tessuto con oli essenziali naturali che rilasciano vitamina C sulla pelle di chi lo indossa. «Prendetevi un minuto», spiegano ancora, «ed immaginate tutti gli scarti industriali di trasformazione agrumicola trasformati in un tessile sostenibile e biodegradabile che funzioni come una crema cosmetica e vitaminica da indossare, per creare innumerevoli collezioni per consumatori responsabili: questo è il nostro sogno, e vogliamo realizzarlo a partire dalla nostra terra, la Sicilia».

Giuseppe Grasso

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