Alla globalizzazione dei consumi culturali di massa, che vede Renato Carosone cantato da un “Pitbull” nominato per i Latin Grammy Awards 2011, Massimo Masiello risponde recuperando classici della tradizione napoletana per lo più desueti e sconosciuti al mercato musicale internazionale, che trita e commercializza tutto ciò che trova sul suo cammino. Ieri l’artista ha presentato il suo secondo album “Dodici” deliziando i presenti con un concertino. La presentazione dell’album è stata affidata oltre che alla sua bella voce, al piano di Cassese e al sax di Saccone e all’introduzione del critico musicale Federico Vacalebre. Abbandonati ‘O sol, ‘a pizza e o mandulin, o meglio ricondotti al di là dei cliché con i quali veniamo identificati nel mondo, il cantattore napoletano rispolvera delle vere perle del repertorio tradizionale. Da “Agata” a “Damme ’a mano” (brano inedito con “Matina d’Aprile”), il disco, realizzato con la produzione esecutiva e la consulenza artistica di Gingy Comune, è un crescendo di emozioni. Decide di farci ascoltare la vacanza autarchica di “Litoranea”, la passione di ” Purtatele sti rose” che dedica alla madre, poi l’inedito ” Matina d’ Aprile” e “Agata”, per poi finire con l’altro inedito del disco. E, allora, come afferna Vacalebre: “Benvenuto il tentativo di Massimo Masiello, cantattore che alla tradizione partenopea ha dedicato fin qui gran parte della sua carriera. Ed è benvenuto non tanto e non solo per la voce , centrale, solida, sicura il tono, gli arrangiamenti senza fronzoli, quanto per l’operazione di recupero, la ricostruzione storica, l’azzardo consapevole di rilancio di un canzoniere prezioso. La sua scelta è rivoluzionaria, in un’ epoca dove non si compra più musica, la si scarica dal web. Ma l’ascolto è penalizzato, la qualità è scarsa. Massimo ha dato senso al passato, ha omaggiato i maestri, ma ha compiuto anche un riuscito sforzo autorale con i due inediti “Matina d’Aprile” e “Damme na mano”. La sala della Feltrinelli di Piazza dei Martiri è gremita di persone che accolgono l’invito di Masiello e Vacalebre ad aprire il “cascione” e a resistere alla globalizzazione del pensiero, recuperando le nostre origini, legate inscindibilmente alla lezione del passato e alla nostra terra.
Michela Salomone
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