Giorgio Napolitano conferma le gravi preoccupazioni sul rischio di uno scontro istituzionale a causa dei toni sempre più esasperati del confronto politico. Il capo dello Stato, in un colloquio con il ‘Messaggero’, mettendo in chiaro le indiscrezioni giornalistiche degli ultimi giorni, esprime i suoi timori per il rischio di aprire un nuovo pericoloso conflitto fra politica e giustizia, in particolare sul “caso Ruby” e su quello della casa ex An di Montecarlo. E spiega di aver avuto “nei giorni scorsi fondati motivi per esprimere allarme di fronte al moltiplicarsi ed acuirsi di conflitti che travalicano l’ambito politico ed investono le istituzioni”. Un apprezzamento per le parole di Napolitano è venuto subito da esponenti del Pd e dal segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, che ha invitato “certe frange dell’opposizione a comprendere che questo Paese non si salverà senza il rispetto tra i diversi poteri dello Stato e dell’equilibrio istituzionale”. Napolitano ha voluto chiarire la questione prima di partire per Milano, dove oggi ha partecipato alla commemorazione pubblica di Tommaso Padoa-Schioppa, alla Bocconi, la sua Università. Ha spiegato che, sebbene la sua preoccupazione per la situazione politica resta, lo conforta sapere che le sue ragioni sono ritenute fondate: “é positivo se prelude a uno sforzo generale per abbassare i toni”. Insomma, per Napolitano le premesse ci sono, bisogna vedere se porteranno a qualcosa. Il presidente è diffidente. La tensione é a fior di pelle e oggi la cronaca ne ha dato la prova con il piccolo giallo nato intorno ad una nota del Pdl poi smentita e riscritta, che dava l’impressione che gli azzurri volessero rimettere in piedi, insieme a Berlusconi, alcune manifestazioni contro i “magistrati politicizzati”. Iniziative che erano state archiviate dopo che Napolitano aveva fatto sapere che non sarebbe potuto restare impassibile di fronte a un conflitto istituzione così palese fra poteri dello stato, fra governo e magistratura. Napolitano è preoccupato dalla prospettiva incerta del governo, che si regge su una maggioranza molto esigua e da una situazione parlamentare che rende difficile il lavoro legislativo delle Camere. Si è detto e si è scritto, nei giorni scorsi, che di fronte ad uno stallo, all’inefficienza del parlamento, egli potrebbe usare i poteri di scioglimento previsti dalla Costituzione. Ma potrebbe farlo con un governo in carica? Con un governo che si rifiutasse di controfirmare il decreto di scioglimento? Alcuni esponenti politici e alcuni costituzionalisti hanno aperto una discussione pubblica sul punto, dividendosi in favorevoli e contrari. Chi ha ragione? Cosa vuole fare veramente Napolitano? Nel colloquio con il “Messaggero”, non ha risposto a queste domande. C’é un dibattito pubblico, ha detto, vengono dati dei pareri “anche da parte di esponenti politici e di costituzionalisti, sulle responsabilità e sulle prerogative del presidente della Repubblica, lo seguo con attenzione, ma ovviamente non intendo pronunciarmi nel merito di alcuna tesi o interpretazione”. Nel discorso pronunciato per ricordare Tommaso Padoa-Schioppa, Napolitano non ha fatto alcun accenno a queste questioni. Ha ricordato lo scomparso come “uno degli italiani migliori”, come un cittadino che ha reso onore all’Italia, come una figura esemplare di “public servant, di quei servitori della cosa pubblica che non sono tecnocrati, che conoscono il senso del limite”. Nel ricordo di Padoa-Schioppa, Napolitano ha chiesto di rompere gli indugi ai diversi Stati europei che frenano il cammino necessario verso la piena integrazione politica europea. “Spazio per esitare o, ancor peggio, per ripiegare – ha detto – ne è rimasto davvero poco. Ciascun paese, anche e in particolare il mio paese devono interrogarsi su come fare la propria parte. Da noi la causa europea si attende un apporto di passione e di idee, di energia e di volontà politica”.