ROMA – Biologico, rivoluzionario e pure anti-imperialista. Si chiama “faso dan dani” ed è un tessuto 100 per cento cotone. Realizzato dagli artigiani di Ouagadougou e dei villaggi del Burkina Faso, è già in Europa e in Italia, su completi rigati, pantaloni leggeri o chemisier con stampe all-over.
“Abbiamo cominciato quest’anno, insieme con Cabes, una cooperativa di donne al lavoro tra la capitale e la regione di Bobo Dioulasso, che utilizzano rigorosamente telai a mano” spiega all’agenzia Dire lo stilista Paul Roger Tanonkou. Originario del Camerun, di base a Milano e conoscitore del mondo, con il suo marchio Zenam coniuga moda e sostenibilità sociale.
“Ci ispiriamo anche alle parole di Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso negli anni Ottanta” riprende Tanonkou, ospite oggi a Roma del forum Italia Africa Business Week. “‘Come mai comprate i vestiti occidentali, dal momento che avete cotone di qualità?’ chiedeva. Incoraggiò l’artigianato e la creazione di giacche, perfino imponendo ai funzionari di indossare tessuti tradizionali”.
Sono passati quasi 40 anni e da allora la sostenibilità, con il faso dan dani, si è fatta strada. Secondo Tanonkou, un contributo lo hanno dato campagne come quella di Ethical Fashion initiative, che sostiene Cabes. “Ma si sono mossi – avverte lo stilista – anche marchi internazionali come Louis Vuitton, che sta puntando sul kante, un altro tessuto caratteristico dell’Africa occidentale”.
Con le sue creazioni, multiculturali e gioiose, Tanonkou non si ferma al Burkina Faso. Zenam, il nome scelto per la sua azienda, in lingua bamileke vuol dire “raggio di sole”. Luce e colori, come quelli della capsule collection Punu, che unisce la maschera-passaporto simbolo di Zenam al fiore Oiseau de Paradis, o della capsule Kasai, che ricorda il Velour du Kasai, tessuto a motivi geometrici della regione congolese. Le fantasie si mixano e si alternano tra loro con rimandi continui all’Africa e un approccio cosmopolita.
Lo stesso che anima un altro progetto di Zenam, realizzato insieme con Cartiera, un laboratorio di Bologna che forma e specializza migranti-artigiani. “Alcuni di loro sono arrivati in Italia su un barcone e ora realizzano borse cento per cento pelle, a partire da scarti di lavorazione di altre aziende” racconta Tanonkou. “È un’alleanza importante perché può aiutare l’Africa, dove c’è tanto bisogno di formazione”.
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L’articolo Moda, Paul Tanonkou: “Sostenibile e 100% cotone, è la mia Africa” proviene da Ragionieri e previdenza.
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