ROMA – È cominciata oggi e proseguirà fino al prossimo 18 giugno la quarantesima edizione della storica gara Mille Miglia, durante la quale 415 auto d’epoca attraverseranno tutta l’Italia. A partecipare ci sarà anche l’Esercito, che nell’ambito del progetto Over the top sperimenta in contesti sfidanti nuove metodologie addestrative calandosi nel contesto di manifestazioni sportive e storiche pubbliche di alto livello. Ma come coniugare l’addestramento militare con il contesto sportivo? La Dire lo ha chiesto al Colonnello Fabio Cippitelli, medico psichiatra e Capo Ufficio psicologia e psichiatria militare dello Stato Maggiore dell’Esercito e al Maggiore Giorgio Fanelli, psicologo, psicoterapeuta e Capo Sezione psicologia clinica e dei processi organizzativi, addestrativi e formativi. Entrambi si trovano adesso a bordo dell’auto d’epoca Fiat AR 51, del 1955, come pilota e co- pilota.
“In una gara come la Mille Miglia, è necessario lavorare sui processi attentivi e sull’individuazione e l’elaborazione veloce di informazioni, detta ‘brain speed’, in modo tale da adottare scelte comportamentali giuste. È una questione di attitudine personale e di allenamento”, ha assicurato il Maggiore Fanelli. L’addestramento verte quindi sostanzialmente sulla “plasticità cerebrale”, ovvero, ha spiegato il Colonnello Cippitelli, sulla “capacità del cervello di cambiare strutture e funzioni”.
Per farlo, il team di psicologi e psichiatri dell’Esercito, dopo aver individuato le principali attitudini individuali, si avvale ora delle moderne tecnologie: “Usiamo una piattaforma su un pc attraverso cui scheduliamo esercizi che impattano la capacità che serve per sostenere la performance- ha spiegato Fanelli-. Cioè sollecitiamo le vie neuronali che rendono più efficiente il nostro sistema e poi aggiungiamo un tipo di attività motoria”. Per esempio, ha proseguito, “la persona che compie l’esercizio si può trovare davanti a un semaforo. A quel punto, le si può chiedere di compiere varie azioni, come inserire il serbatoio. Bisogna quindi attivare il sistema visivo e allo stesso tempo compiere un atto fisico”. Il tutto viene compiuto attraverso un telaio con sensori prossimità guidati da un jpad che fa partire e registra le attività con i sensori.
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Le performance, assicurano i due esperti, “progressivamente migliorano” e gli esercizi diventano più complessi: “Se impieghi 1200 millisecondi per eseguire il test, il jpad si tara sulla tua velocità e rende l’esercizio sempre più complesso con stimoli sempre più difficili da eseguire”.Esercizi di questo tipo prendono spunto dalle neuroscienze e hanno un’applicazione molto concreta nelle attività dell’Esercito: “L’introduzione di questi test ha facilitato la formazione del percorso selettivo- ha detto Cippitelli- perché li usiamo da tre anni nelle selezioni nei concorsi in Forza Armata”.
Inoltre esercizi di questo tipo possono aiutare anche a mantenere la capacità cerebrale nel tempo: “Un neurone riduce con gli anni la sua capacità e prima si pensava che, una volta danneggiato, il cervello non si potesse riparare ma le neuroscienze ora possono approfondire il recupero cerebrale visto che le aree del cervello vicine a quelle danneggiate possono compensare, vicariano”. Insomma, il cervello si può migliorare con l’allenamento e questo risulta tanto più utile in un contesto come quello della Mille Miglia, in cui si coniugano tradizione e moderne tecnologie: “Chi partecipa è sollecitato a integrare una guida antica con dati e informazioni moderne. Al pilota è richiesta un’elevata capacità attentiva, mentre è fondamentale che il copilota abbia la capacità di recepire e comunicare le informazioni, dovendo gestire il roadbook, il navigatore e il cronometro”, ha concluso il Maggiore Fanelli.
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L’articolo Mille miglia, in gara anche l’Esercito. Gli psicologi militari: “Tiene allenato il cervello” proviene da Ragionieri e previdenza.
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