BOLOGNA – Anche i migranti sono tornati a scuola in Emilia-Romagna e in presenza (con tanto di richiesta di green pass). Le scuole gratuite con docenti volontari che da Piacenza a Rimini insegnano l’italiano agli stranieri sono una sessantina (di cui 20 a Bologna) e, “dopo il lockdown in cui vi era solo la didattica a distanza, hanno ripreso l’attività con lezioni in presenza, ma spesso anche mantenendo varie classi di insegnamento a distanza per raggiungere allievi che possono più facilmente partecipare con questa modalità”, spiega Antonio Ghibellini, di Aprimondo Centro Poggeschi di Bologna. E se fino a pochi mesi fa il problema era reclutare insegnanti, che scarseggiavano a causa della pandemia (molti ‘prof’ sono infatti docenti in pensione), ora c’è una esigenza nuova: insegnare agli insegnanti come far imparare bene l’italiano agli stranieri.
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CONTINUA A MANCARE UN’OFFERTA FORMATIVA REGIONALE
L’1 dicembre scorso, c’è stata una riunione in cui le scuole di italiano per migranti “si sono scambiate informazioni sulle reciproche attività e ritengono importante che si realizzi una formazione qualificata, anche con modalità innovative, per i propri insegnanti”. Il punto è, dice Ghibellini parlando alla ‘Dire’, che “continua a mancare un’offerta formativa a livello regionale per gli insegnanti volontari che svolgono un lavoro didattico molto grande, sia dal punto di vista della qualità che per numero di allievi”. E “purtroppo a livello regionale non esiste ancora -a differenza di altre regioni come il Lazio- un rapporto di collaborazione tra le scuole migranti, i centri statali per l’istruzione degli adulti e le Università”. Quindi come si fa? “Abbiamo intanto deciso di auto-produrci online la ‘nostra’ formazione”, risponde Ghibellini, chiamando esperti molto qualificati a cui far registrare in video prime indicazioni per questa particolare didattica per poi poterle diffondere ai volontari delle scuole sparse per la regione.
SERVE UN APPROCCIO DINAMICO E MODERNO NELLE LEZIONI
Tra i docenti di italiano per stranieri impegnati in Emilia-Romagna c’è, peraltro un notevole rinnovamento, e si cercano comunque e sempre nuovi volontari disponibili. Parecchie associazioni hanno rilevato come molto positivo l’aiuto fornito da tirocinanti universitari, studenti liceali in alternanza studio-lavoro, ragazzi in servizio civile. Molti volontari, è stato rilevato, hanno “grande cuore, ma poche competenze didattiche”. C’è dunque bisogno di formazione, ma che sia “moderna” e che sappia proporre “lezioni dinamiche” anche per rispondere ai “forti cambiamenti nelle nazionalità degli allievi” fra cui ci sono parecchi minorenni provenienti da comunità di accoglienza.
LE SCUOLE PER MIGRANTI E IL BISOGNO DI ‘PUBBLICITÀ
“Speriamo veramente che Regione e altri enti attivino eventi di formazione, perché risulterebbe molto interessante”, incrociano le dita alcuni docenti-volontari. Ma siccome su questo fronte pare difficile smuovere le acque, ecco l’idea dell’auto-produzione della formazione, preceduta da un questionario sui bisogni formativi dei docenti volontari, già mandato alle scuole migranti. L’esigenza della formazione va poi di pari passo, hanno rilevato e segnalato molte scuole di italiano, con l’esigenza di “maggiore visibilità” sull’attività di queste stesse scuole. Gli indirizzi delle singole scuole sono reperibili sul web, e anche su google.maps digitando ‘scuole italiano emilia-romagna’. Ma si sa poco della loro esistenza e attività: “Occorre far conoscere di più il lavoro che facciamo come scuole migranti”, è stato detto nella riunione dell’1 dicembre.
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L’articolo Le scuole di italiano per migranti? Ora serve un prof per gli insegnanti proviene da Ragionieri e previdenza.
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