Ampliamento di un cortometraggio del 2009, L’Arbitro di Paolo Zucca si snoda attraverso due storie parallele che si intersecano tra loro solo nel finale. In una Sardegna rurale dal sapore western, la squadra dell’Atletico Pabarile, la più scarsa della terza categoria sarda, viene vessata dall’acerrima rivale del Montecrastu, squadra guidata dall’arrogante e violento fazendero Brai (Alessio di Clemente); l’allenatore cieco del Pabarile, Prospero, (Benito Urgu) non sa più cosa fare, ma sulla sua strada arriva l’immigrato redivivo Matzutzi (Jacopo Cullin). Il ragazzo si rivela un vero goleador: il Pabarile rimonta in classifica e arriva al secondo posto, pronto a sfidare la squadra di Brai. Contemporaneamente, l’arbitro europeo Cruciani (Stefano Accorsi) tenta la sua scalata al successo fino ad una finale internazionale di coppa, spalleggiato dal preparatore Candido (Marco Messeri). Accanto al già citato Accorsi, due dei pochi nomi cinematografici inclusi all’interno di un elaborato che, come risulta evidente, sfrutta in maniera principale facce popolari del piccolo schermo, tra dialetto dominante ed immancabili occasioni per spingere lo spettatore a (sor)ridere.
Un elaborato che, a tratti, arriva addirittura a godere di un respiro internazionale che gli permette quasi di avvicinarsi ad analoghe produzioni di genere spagnole… anche se, in fin dei conti, rimane una guardabile operina impreziosita da una buona direzione degli attori e da una regia nel complesso non disprezzabile, ma che risente, forse, proprio della sua provenienza dai pochi minuti del cortometraggio.
Nel 2009 “L’arbitro” di Paolo Zucca vince come miglior cortometraggio ai David di Donatello; nel 2013 ” L’arbitro” arriva come lungometraggio alle Giornate degli autori del Festival di Venezia. Il regista ha costruito una storia che funziona come un grande prequel, tenendo gli eventi narrati nel corto nell’ultima parte, in modo che, anche a coloro che hanno già visto il cortometraggio, non sia preclusa la visone del film.
Margherita Diurno