La schiacciante maggioranza dei cittadini residenti in Crimea ha detto sì all’annessione alla Russia. I sì hanno raggiunto il 95,7 per cento con un’affluenza dell’81,73 per cento. Il premier filo-russo della Crimea, Serghei Aksyonov ha definito il risultato come storica e ha dichiarato che la Crimea chiederà ufficialmente lunedì la sua annessione alla Russia.
Intanto Vladimir Putin ha sentito al telefono il presidente Usa Barack Obama e ha ribadito che il referendum in Crimea «è pienamente conforme al diritto internazionale»; i due leader hanno comunque deciso che bisogna stabilizzare la situazione.
Si profila però uno scenario difficile: Barack Obama ha detto che gli Stati Uniti e i loro alleati «non riconosceranno mai» il referendum per l’annessione della Crimea e che sono pronti a imporre sanzioni alla Russia. Il referendum è stato definito «vergognoso e illegale» da Hollande e Renzi, ma nulla di tutto questo sembra essere riuscito a fermare il referendum.
La tensione militare tra Ucraina e Russia è alle stelle. Il ministro della Difesa ucraino, Ihor Tenyukh, ha detto domenica che sono aumentate a 22.000 le unità militari russe presenti in Crimea. Si tratta di «una brutale violazione degli accordi e della prova che la Russia ha illegalmente fatto entrare truppe nel territorio della Crimea. Le forze armate ucraine stanno prendendo misure appropriate lungo i confini a Sud». Il ministero degli Esteri di Kiev ha chiesto il «ritiro immediato» delle forze russe, minacciando di rispondere «con tutti i mezzi per fermare l’invasione militare». Sabato la risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu contro il referendum non è passata per il veto posto dalla Russia.
Giuseppe Grasso