Dichiaravano i redditi percepiti, ma contabilizzavano costi insistenti e non inerenti all’attività esercitata. Ammonta a mezzo milione di euro la somma recuperata dalla Direzione Provinciale delle Entrate di Salerno in seguito all’indagine sulle posizioni fiscali di tre professionisti residenti nel capoluogo salernitano.
Un controllo su tre fronti – l’attività di intelligence degli ispettori dell’Agenzia delle Entrate di Salerno si è concentrata su soggetti con redditi imponibili significativi, le cui dichiarazioni evidenziavano incongruenze tra i diversi quadri.
Al centro dell’indagine, l’analisi dei costi e il confronto tra quanto dichiarato ai fini Iva e quanto, invece, dichiarato ai fini Irpef.
A differenza dei contribuenti con redditi dichiarati pressoché nulli, i professionisti non hanno occultato i corrispettivi percepiti, ma contabilizzato costi sostanzialmente inesistenti o, comunque, non inerenti all’attività esercitata.
Il meccanismo ha consentito di attuare schemi di riduzione dell’imponibile sempre diversi, ma tutti accomunati dall’indicazione di costi non documentati, oppure relativi a spese prettamente personali.
Falsi anticipi, auto di lusso e ristrutturazioni sospette – nel primo caso, un professionista ha dedotto dal reddito, qualificandole come “anticipazioni in nome e per conto del cliente”, una serie di fatture emesse per prestazioni regolarmente effettuate. In questo modo, ha generato un’artificiosa diminuzione del reddito di lavoro autonomo, determinata, paradossalmente, dagli stessi corrispettivi percepiti per l’esercizio dell’attività.
Nel secondo caso, invece, sono stati indicati, come “altre spese documentate”, importi che il contribuente non è stato in grado di documentare, emersi da una notevole differenza tra gli acquisti registrati ai fini dell’Iva ed il totale dei costi ai fini Irpef e Irap. Lo stesso professionista, inoltre, ha dedotto indebitamente l’acquisto di un immobile non inerente all’esercizio dell’attività e di un’autovettura di lusso (una Porsche Cayman), detraendone per intero anche la relativa Iva.
Nel terzo caso, infine, l’attenzione si è concentrata sui compensi corrisposti a terzi e, in particolare, sui costi sostenuti per la ristrutturazione dell’immobile adibito all’esercizio dell’attività lavorativa: il contribuente ha dedotto integralmente, nel periodo d’imposta sottoposto a controllo, le fatture ricevute, liquidate soltanto in parte nello stesso anno e contrastando con la disciplina di riferimento.
Il contraddittorio preventivo con i contribuenti ha determinato una condivisione dei risultati emersi, consentendo una notevole riduzione sia dei tempi dell’accertamento, sia della riscossione delle maggiori imposte dovute.