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Immigrazione, pressing Italia-Francia su Ue

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Se l’Europa non si decide a uscire dal “silenzio colpevole” e dall’ “indifferenza” sui problemi legati all’immigrazione clandestina e alla gestione dei rom, rischia di “chiudersi e di tornare l’Europa di 60 anni fa”. L’Ue non ha più molto tempo, avverte da Parigi il ministro per le politiche europee Andrea Ronchi, perché il “pericolo” è già alle porte, come dimostra l’avanzata, in molti Paesi europei, dell’estrema destra xenofoba che fa leva sul disagio e la percezione di insicurezza dei cittadini.

Sull’onda di questa emergenza Roma e Parigi rinnovano l’asse italo-francese sui temi dell’immigrazione (lanciata un anno fa da una lettera all’Ue di Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy) con una nuova lettera congiunta ai 27 a firma dello stesso Ronchi e dell’omologo francese Pierre Lellouche, che si sono incontrati ieri sera in un pranzo di lavoro al Quay d’Orsay. “Abbiamo inviato stamattina una lettera alla presidenza belga dell’Ue – ha annunciato oggi Ronchi – affinché convochi con urgenza una riunione dei ministri per le politiche europee dei 27 per discutere dello stallo del contrasto all’immigrazione clandestina e dell’attuazione della direttiva sulla libera circolazione in Europa”, per la quale “mancano gli strumenti per una piena applicazione sul territorio”. La collaborazione tra Italia e Francia su questi temi è “totale”, afferma Ronchi, in un momento in cui, a causa della politica delle espulsioni dei rom di origini romene e bulgare voluta da Sarkozy, Parigi rischia una procedura di infrazione se entro il 15 ottobre non fornirà assicurazioni sulla piena attuazione della direttiva sulla libera circolazione all’interno dell’Ue. “Noi siamo per la piena attuazione della norma in linea con lo spirito comunitario – sostiene il ministro italiano – ma mancano gli strumenti perché questa possa essere applicata sul territorio, da prefetti, forze di polizia, operatori del settore”. In sostanza, lamenta Ronchi, manca un sistema sanzionatorio contro quei cittadini che non avendo i requisiti necessari per risiedere in un Paese Ue diverso da quello di origine (come avere un reddito minimo o una dimora adeguata) “violano reiteratamente” la direttiva. “Dalla lettera di Berlusconi e Sarkozy è stata impostata un’importante road map – ricorda Ronchi – che però è rimasta inattuata, ora una riflessione in tal senso non è più procrastinabile”. Il ministro auspica dunque che da parte della presidenza belga arrivi “una risposta immediata” anche perché – spiega – esistono anche molte “preoccupazioni legate alla decisione dell’Ue, attesa in primavera, sull’adesione al Trattato di Schengen di Romania e Bulgaria”. Un’apertura delle frontiere agli ultimi arrivati nella famiglia europea che preoccupa, fa sapere il ministro, anche il titolare dell’Interno Roberto Maroni, e che deve essere gestita prima di trovarsi di fronte a nuovi problemi. “Non è un questione di etnia, ma di sicurezza e legalità”, tiene a precisare Ronchi che al collega Lellouche ha portato l’esempio di Roma dove “sono stati smantellati campi nomadi abusivi in cui migliaia di bambini venivano sfruttati e torturati psicologicamente” e dove “oggi ce ne sono 7 attrezzati e scolarizzati”, nonostante resti – conclude il ministro – “il problema di coloro che non accettano l’integrazione dei propri figli né di mandarli a scuola, provocando nei minori danni irreparabili”.

 

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