Questa settimana proponiamo la recensione de “Il principe abusivo” di Alessandro Siani, film uscito nelle sale lo scorso febbraio e riproposto in questi giorni durante la rassegna “Accordi e Disaccordi” al parco del Poggio a Napoli. La storia tratta di una principessa, di nome Letizia, che vive in un regno lontano, lei è bionda, garbata e incantevole, ma un po’ trascurata dai sudditi che a lei preferiscono donne dello spettacolo. In soccorso della situazione, accorre Anastasio, Ciambellano di corte (Christian De Sica) esperto di bon ton, che suggerisce alla ragazza di attirare l’attenzione della stampa fingendo una storia d’amore con un plebeo, per poi liberarsene ad un passo dall’altare. Lo sposo promesso viene adescato a Napoli, si chiama Antonio De Biase (Alessandro Siani) ed è un ragazzo “alla mano”, ha il vizio dello scrocco ed è disoccupato. Presto viene condotto nel Principato, Antonio si innamora immediatamente della principessa e nel film si susseguono una serie si gag, tra inchini goffi e parole inopportuni.
“Il principe abusivo” è un film leggero e divertente. La storia è banale e già sentita, una favola alla “bella e la bestia”. Il messaggio è che si può vivere senza soldi, ma non senza amore. Un luogo comune? Probabile, ma ribadirlo sul grande schermo fa sempre una bella figura, tanto più se sfruttata in quella che, in fin dei conti, si presenta come una moderna favola partenopea.
Nel film la figura angelica della principessa viene messa in discussione, è lei infatti che gioca sporco e architetta un piano per sedurre e abbandonare un povero malcapitato. All’interno di un film all’italiana del cinema odierno, anche questo è possibile! Vari riferimenti all’impegno sociale e di volontariato della protagonista femminile possono anche maturare l’apparenza durante il corso del film fino a farla diventare un personaggio che subisce una catarsi quasi completa.
La prima opera di Siani come regista non dispiace, aldilà della scelta dell’argomento, il film convince e ci sono molti momenti in cui strappa un sorriso e una risata.
Margherita Diurno