È avvenuto oggi il tanto atteso incontro tra Beppe Grillo e Giorgio Napolitano: «È stato molto piacevole, ma soluzioni per adesso non se ne vedono», questo il commento alla sua conclusione del leader del MoVimento 5 Stelle, che racchiude efficacemente quanto emerso dalla visita. Grillo ha esordito così nella successiva conferenza stampa, tenutasi nell’aula “caduti di Nassiriya” del Senato: «Ho espresso preoccupazione per la situazione sociale ed economica, l’Italia si avvia verso la catastrofe, bisogna applicare provvedimenti da economia di guerra». «Chi è oggi al governo del Paese è responsabile dello sfacelo, il governo delle larghe intese tutela solo gli interessi di Berlusconi, il governo Letta si balocca con il rinvio dell’Imu», ha poi aggiunto, proseguendo così: «Ho detto a Napolitano che il debito pubblico italiano va ristrutturato, perché altrimenti il Paese è destinato al default. Il debito pubblico va ridiscusso, sta divorando lo stato sociale. Si può rimanere nell’euro solo rinegoziando le condizioni, o con gli eurobond o con la ristrutturazione del debito. Non possiamo fallire in nome dell’euro». A proposito della situazione politica si pronuncia così: «È una Caporetto, il Parlamento è esautorato. Il governo fa i decreti legge, il Parlamento approva a comando. Non siamo più una repubblica parlamentare e forse non siamo più una democrazia. Questo Parlamento non è stato eletto dagli italiani ma dalle lobby e non può affrontare le emergenze». Poi ha fatto a Napolitano delle richieste precise: «Faccia qualcosa, lei si è assunto una responsabilità immane. Torniamo alle urne se necessario. L’autunno è alle porte, insieme al possibile collasso economico. Non c’è più tempo. Lei ha tenuto sulle sue grandi spalle responsabilità quando poteva declinarle, ma è diventato uno scudo, un parafulmine dei partiti che non hanno saputo riformarsi». Infine, la stoccata ai partiti: «Abbiamo degli incapaci che vanno a votare leggi che non capiscono e che fanno passare i nostri deputati per gente che non fa nulla, grazie anche alla vostra complicità (rivolgendosi ai giornalisti), quando loro restituiscono allo Stato metà dello stipendio e lavorano fino al venerdì, mentre gli altri fino al giovedì sera». Per il momento, dal Presidente, ancora nessuna dichiarazione ufficiale.
Giuseppe Grasso