Non ha fatto in tempo a nascere che già è stata annunciata la sua fine al Senato. Si tratta del partito politico ‘Futuro e Libertà’ voluto da Gianfranco Fini per prendere distanza dalla maggioranza, guidata da Silvio Berlusconi. Dopo un inizio entusiasmante, che ha visto molti consensi, tutto è svanito. “Il gruppo viene meno” – dice Pasquale Viespoli, che del medesimo gruppo era il capo – “Non ci sono più le condizioni sul piano politico”. L’avvenimento non stupisce dato che per sopravvivere a Palazzo Madama occorre essere in dieci senatori e già due, Giuseppe Menardi e Francesco Pontone, avevano abbandonato il gruppo.
In realtà, la novità è che altri due dicono addio a Fini: Viespoli e Maurizio Saia. Mentre i sei ‘superstiti’, a questo punto, si ricompattano con i senatori dell’Udc rimasti senza quelli dell’Svp, per dare vita al gruppo del Terzo polo.
E’ stato deciso ieri il destino di Futuro e Libertà dopo quattro ore di vertice che non hanno portato a stabilire nessuna linea comune.
Nulla di certo si sa invece riguardo alla nuova posizione che andranno ad occupare coloro che hanno lasciato Fli. Si vocifera che Saia sia intenzionato a rientrare nel Pdl, mentre Viespoli potrebbe optare per Forza Sud di Miccichè.
Intanto Italo Bocchino, vicepresidente Fli, ha lasciato un videomessaggio sul sito di Generazione Italia. “Se alcuni colleghi hanno fatto scelte diverse” – ha dichiarato Bocchino – “è stato solo per ragioni personali, per rivendicare posizioni incompatibili a un progetto che nasce per rivolgersi ai cittadini e non al Palazzo. Ci dispiace, per alcuni versi, da un punto di vista personale, ma non comprendiamo e non condividiamo le loro valutazioni”.