Fase di grande difficoltà per la filiera della moda italiana
La catena del settore della moda italiana sta vivendo un periodo di grande difficoltà, che necessita di un’analisi dettagliata per afferrare le tendenze del commercio al dettaglio in Italia e scoprire strategie efficaci per affrontare le sfide attuali e sfruttare le prospettive future.
Secondo uno studio della Federazione Moda Italia-Confcommercio riguardante le imprese associate, prima dell’inizio dei saldi estivi, i punti vendita di moda hanno venduto solo il 35% dei prodotti acquistati dai fornitori, mostrando una diminuzione delle vendite del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. I saldi di luglio non hanno cambiato il panorama.
In attesa di verificare i dati per agosto, è essenziale in questo contesto analizzare con attenzione la situazione per riconoscere i fattori chiave che possono orientare il settore verso un recupero sostenibile e una crescita a lungo termine.
Secondo Giulio Felloni, presidente nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio: “Il settore della moda sta attraversando una trasformazione storica, caratterizzata da una velocità senza precedenti nei tempi, nelle abitudini e nei comportamenti dei consumatori. I social media e i mezzi di comunicazione hanno amplificato questo fenomeno, legando in modo indissolubile il campo della moda a una situazione economica e geopolitica complessa su scala globale. La questione dei dazi è solo uno degli elementi che contribuisce a creare ulteriori fragilità. È fondamentale coinvolgere non solo il governo, ma anche le regioni, i comuni e le camere di commercio per analizzare, insieme al sistema di rappresentanza, soluzioni valide”.
“Federazione Moda Italia-Confcommercio – continua Felloni – è un patrimonio culturale, economico e turistico senza pari a livello internazionale, con migliaia di negozi distribuiti in tutto il territorio, anche nelle piccole città e nei borghi. È vitale proteggere questa singolarità tipicamente italiana. Per questo motivo, è estremamente urgente che il ministero delle Imprese e del Made in Italy istituisca quanto prima un Gruppo di Lavoro dedicato al Commercio all’interno del Tavolo della Moda”.
Una delle principali criticità del settore è la differenza di trattamento tra il mercato digitale e quello tradizionale. Prodotti di scarsa qualità vengono frequentemente commercializzati online a prezzi molto bassi, grazie a una tassazione meno severa rispetto ai negozi locali e all’esenzione dai dazi per acquisti sotto i 150 euro. È opportuno applicare il concetto di ‘stesso mercato, stesse regole’ per garantire una competizione equa e giusta.
“Il Gruppo di lavoro sul Commercio all’interno del Tavolo della Moda – prosegue Felloni – potrebbe rappresentare un’occasione per attuare misure tempestive atte a stimolare i consumi e per stabilire criteri e norme che prevengano squilibri nella filiera della moda. Stiamo evidenziando una condizione paradossale in cui le imprese svolgono simultaneamente il ruolo di fornitori e concorrenti nel processo di distribuzione, con i fornitori che diventano spesso i competitori più agguerriti dei negozi al dettaglio. È cruciale raggiungere un equilibrio tra le necessità dei vari attori del settore, in un clima di rispetto reciproco”.
“Per salvaguardare le nostre attività commerciali – conclude Felloni – sarà fondamentale effettuare investimenti non solo finanziari, ma anche riguardo lo stile e il comportamento dei singoli negozi, per adattarli alle necessità del mercato. Operiamo con un’ottica ottimistica, osservando un lieve incremento dei clienti, in particolare tra i più giovani, che si rivolgono ai punti vendita fisici per toccare e provare gli articoli e per interagire con personale in grado di ascoltare e dare consigli. Questa è la vera forza del commercio locale, che dobbiamo non solo preservare, ma valorizzare per enfatizzarne i valori culturali, sociali ed economici”.
Ciro Di Pietro

