di Alessio Pisanò
BRUXELLES – Nella revisione delle regole fiscali europee proposta dalla Commissione europea i limiti di riferimento del 3% per il deficit e del 60% per il debito rapportati al Prodotto interno lordo rimarranno invariati, e dovrà essere attuato un aggiustamento minimo pari allo 0,5% del Pil all’anno finché il disavanzo rimarrà superiore al 3%. “Per ogni Stato membro con un disavanzo pubblico superiore al 3% del Pil o un debito pubblico superiore al 60% del Pil, la Commissione emetterà una ‘traiettoria tecnica’ specifica per Paese, che cercherà di garantire che il debito diminuisca progressivamente o rimanga a livelli prudenti e che il disavanzo venga portato e mantenuto al di sotto del 3% nell’ambito di un piano di aggiustamento di quattro anni”, ha dichiarato un funzionario nello spiegare ai giornalisti i dettagli tecnici della proposta.
Nel percorso di aggiustamento fiscale gli Stati dovranno seguire una serie specifica di impegni di riforma e di investimento che rispettino determinati criteri, come la coerenza con le priorità dell’Ue nei settori della transizione verde e della trasformazione digitale e con il rafforzamento delle capacità di difesa. Il periodo di aggiustamento può essere esteso da quattro a sette anni per consentire un rientro più graduale nei limiti.
Per gli Stati membri con un disavanzo pubblico inferiore a questi parametri, la Commissione fornirà informazioni tecniche per garantire che il disavanzo pubblico sia mantenuto al di sotto del valore di riferimento del 3% del Pil anche nel medio termine, ha riferito il funzionario.
Nella redazione del piano strutturale di medio-termine di quattro anni gli Stati avranno maggiori margini di manovra rispetto al passato nel definire il percorso di aggiustamento. Il piano di impegni per le riforme e gli investimenti sarà approvato poi dai 27 ministri dell’Ue dopo una valutazione da parte della Commissione. Il discostamento dagli impegni concordati aprirà la strada all’avvio della procedura per disavanzo eccessivo, che nelle ipotesi può portare il Consiglio Ue (che riunisce gli Stati membri) a chiedere che lo Stato membro interessato pubblichi informazioni supplementari prima dell’emissione di obbligazioni o altri titoli, invitare la Banca europea per gli investimenti a riconsiderare la sua politica di prestiti verso lo Stato membro in questione, richiedere che lo Stato membro in questione costituisca un deposito infruttifero di importo adeguato presso l’Unione europea fino a quando il disavanzo eccessivo non sia considerato corretto o infliggere ammende di entità adeguata.
GENTILONI: SULLA RIDUZIONE DEL DEBITO L’ITALIA POTRÀ DECIDERE
“Quando questa riforma delle regole di bilancio europee verrà approvata l’Italia potrà ridurre il debito in maniera più graduale e nel modo che più ritiene opportuno: sarà una traiettoria realistica e consentirà con una buona qualità di spesa pubblica lo spazio necessario per investire”, ha dichiarato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni a margine della presentazione del pacchetto presentato dalla Commissione per rivedere le regole di governance economica nell’Unione europea, che prevede l’introduzione di piani di medio termine di quattro anni concordati con gli Stati per rafforzare la sostenibilità del debito nazionale e incentivare gli investimenti e le riforme.”Fin qui non c’era un meccanismo che agevolava gli investimenti”, ha continuato Gentiloni, ricordando che oltre a tener conto dello spazio lasciato dalle regole economiche bisogna evitare che il debito aumenti per “una cattiva qualità della spesa pubblica”.
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