ROMA – Un mandato di cattura con l’accusa di crimini di guerra nel contesto del conflitto in Ucraina è stato emesso dalla Corte penale internazionale con sede a L’Aia ai danni del presidente della Russia Vladimir Putin.
Stando a quanto si apprende da una nota del tribunale, i giudici della camera preliminare II hanno spiccato il mandato nei confronti di Putin perchè il capo dello Stato è ritenuto “presunto responsabile del crimine di guerra di deportazione e di trasferimento illegale di bambini in Russia dalle zone occupate dell’Ucraina. I crimini – si legge ancora – sarebbero stati commessi almeno a partire dal 24 febbraio 2022”, data del lancio dell’offensiva militare russa in Ucraina. Secondi i giudici “vi sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia la responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri e/o per interposta persona”, e “per il suo mancato controllo sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti”.
Oltre al capo dello Stato, un mandato di cattura è stato emesso per le stesse ragioni anche nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissario per i Diritti dei bambini presso l’Ufficio della presidenza russa.
I giudici della Corte con sede nei Paesi Bassi hanno preso queste decisioni dopo aver accolto le istanze presentate dall’accusa lo scorso 22 febbraio. Il tribunale de L’Aia indaga su crimini di guerra e contro l’umanità in Ucraina fin dal 2013, ovvero da prima dell’annessione della Crimea da parte di Mosca e del primo conflitto nella regione orientale nel Donbass.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, rilanciato dall’agenzia Riaq Novosti, ha affermato che “la stessa formulazione del mandato di cattura è inaccettabile” e ha sottolineato che la Russia “non riconosce la giurisdizione” della Corte penale internazionale, non essendo parte dello Statuto di Roma, il trattato internazionale che ha istituito il tribunale.
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