CESENA – Le parole sui feti vivi usati per creare vaccini anti-Covid pronunciate domenica durante l’omelia da parte del parroco di San Rocco a Cesena sono “un delirio imperdonabile. Valuterei se penalmente rilevante”. L’assessore regionale alla Sanità in Emilia-Romagna, Raffaele Donini, commenta duramente quanto detto da don Paolo Pasolini durante la predica domenicale. E lo fa sulla pagina di un utente Facebook che ripubblica la diretta dell’omelia del sacerdote.
Come riporta oggi il ‘Corriere di Romagna’, infatti, nella predica il religioso ha spiegato ai fedeli la sua tesi, secondo la quale “gli ingredienti non solo del vaccino anti-Covid ma anche di altri vaccini sono tirati fuori da parti organiche di feti vivi abortiti”. Ci sarebbero dunque, “aziende statali o private, non delle cosche mafiose, che assolderebbero donne per lasciarsi ingravidare e poi, al quarto quinto mese, verrebbe loro asportato il feto, che deve essere vivo, per togliere gli organi, fegato, cuore e polmoni, che devono essere vivi, perché non si può utilizzare un corpo morto per fare delle cose vive”, si legge ancora nell’articolo. Per il sacerdote, poi, quelle stesse parti verrebbero “vendute a un’azienda che sperimenta e produce vaccini, tra cui anche l’AstraZeneca”.
La predica ha fatto saltare sulla sedia il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, che sempre dalle pagine del quotidiano ha parlato di “frasi false e pericolose”, mentre il vescovo Douglas Regattieri ha solo detto di condividere la posizione che è contenuta in una nota della Congregazione per la dottrina della fede del 21 dicembre scorso. Cioè che “quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili è moralmente accettabile utilizzare vaccini anti Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”.
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L’articolo Cesena, prete shock: “Donne ingravidate per ottenere feti vivi e testare vaccini” proviene da Ragionieri e previdenza.
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