BOLOGNA – È di fatto quasi azzerata finora la produzione di miele italiano per il 2023. La concatenazione di siccità, gelate, grandinate e alluvioni ha causato la perdita tra aprile e maggio di almeno l’80% del raccolto degli apicoltori in diverse regioni rispetto all’anno scorso. In Emilia-Romagna e Marche molti alveari sono andati persi travolti dalle acque e in diverse zone d’Italia gli apicoltori sono costretti a nutrire le api in via straordinaria perchè sono alla fame. Questo ha spinto molti produttori a chiedere lo stato di calamità. A fornire il quadro è l’Osservatorio nazionale miele, che a fine maggio darà anche una stima quantitativa dei danni subiti dal settore.
“Le condizioni all’inizio della stagione produttiva sono apparse subito poco favorevoli- spiega l’Osservatorio- con flussi nettariferi estremamente scarsi e discontinui. Le cause di questa negativa situazione iniziale sono da ricondurre alla grave siccità che ha imperversato per mesi, soprattutto nelle regioni del nord”. A questo ha fatto seguito “una severa ondata di freddo tardivo”, che nelle famiglie di api già sviluppate ha provocato “un elevato consumo di scorte, costringendo gli apicoltori in molte zone della penisola a intervenire con la nutrizione di emergenza”. A inizio aprile, poi, in diverse zone del nord Italia “si sono inoltre verificate intense gelate, che hanno causato danni diretti ai germogli delle piante di acacia in fase di sviluppo”. Si arriva così a maggio, ossia al “momento dei raccolti fondamentali per acacia e agrumi”. Le piogge, tanto attese durante il periodo di siccità, “si sono manifestate con un’intensità e una continuità che ha impedito alle api di bottinare per diversi giorni”.
La fioritura dell’acacia, inoltre, “in alcune zone è stata distrutta in pochi minuti da forti grandinate. Ci arrivano segnalazioni di famiglie di api alla fame in diverse zone della Penisola, che necessitano di abbondanti nutrizioni per la sopravvivenza”. Il tempo instabile e le precipitazioni eccezionali di maggio hanno dunque “acuito le criticità produttive già evidenziate” in aprile, sottolinea l’Osservatorio nazionale miele. In Emilia-Romagna e Marche, in particolare, le alluvioni di questi giorni non hanno fatto altro che aggravare “ulteriormente la situazione dell’apicoltura sul piano produttivo e, nelle aree più colpite, ha reso impossibile raggiungere gli alveari per le condizioni del terreno a causa di frane o inondazioni”.
In questo momento, dunque, è “difficile quantificare i danni al settore apistico, ma abbiamo ricevuto già molte segnalazioni di interi apiari distrutti e di apicoltori che hanno dovuto correre contro il tempo per spostare gli alveari e salvarli dalle piene”. Ad oggi, afferma l’Osservatorio, “si stima che in diverse regioni la perdita di produzione per i raccolti primaverili dei mesi di aprile e maggio possa essere anche dell’80% rispetto alla scorsa stagione 2022”. Inoltre, “al mancato reddito si aggiungono gli elevati costi delle nutrizioni di soccorso rese necessarie per salvare le famiglie”. Alla luce di questo quadro, “alcune associazioni apistiche si sono già attivate per chiedere alla propria Regione lo stato di calamità”.
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