Dal settembre 2008, ovvero dall’inizio della crisi finanziaria internazionale, al settembre di quest’anno, l’indebitamento medio nazionale delle famiglie è cresciuto del 28,7%. E, allo stesso mese di settembre 2010, le famiglie italiane hanno accumulato un indebitamento medio che sfiora ormai i 20mila euro, per la precisione 19.491 euro, maturato a seguito dell’accensione di mutui per la casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili.
Sono i dati più significativi di una indagine condotta dalla CGIA di Mestre, da cui risulta anche che le famiglie più esposte con il credito sono quelle della Provincia di Roma (28.790 euro), seguite dalle famiglie di Milano (28.243 euro), Lodi (27.516 euro). Al quarto posto Prato (26.294 euro), di seguito Como (25.217 euro) e Varese (25.069 euro). In fondo alla classifica, le famiglie meno indebitate si trovano distribuite tra Sardegna e Sicilia. Quart’ultime, quelle del Medio Campidano, con un indebitamento medio pari a 8.845 euro, al terzultimo posto quelle di Enna, con 8.833 euro, al penultimo Carbonia-Iglesias, con 8.687 e, ultime, le famiglie dell’Ogliastra, con 7.035 euro di indebitamento medio.
Il record della crescita del debito nel periodo settembre 2008-settembre 2010 lo fanno registrare le famiglie della provincia di Grosseto: +48,8% in due anni. A seguire Livorno (+47,5%), Asti (+42,3 %), Foggia (+41,7%) e Arezzo (+41%). Tutto concentrato a Sud è il capitolo riguardante la
“sofferenza” nella restituzione del credito ottenuto. Al 30 settembre 2010, la maggiore incidenza percentuale delle sofferenze spetta alla provincia di Crotone, con il 5,9%, ovvero, a fronte di 100 euro erogati alle famiglie crotonesi, quasi 6 euro non sono stati restituiti agli istituti di credito. Al secondo posto Caltanisetta (5,7%), terze Enna e Benevento (entrambe a 5,5%).
Il dato medio nazionale è pari al 3,5%.
Per Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, “le province più indebitate sono anche quelle che registrano i livelli di reddito più elevati. E’ chiaro che tra queste famiglie vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali piu’ deboli. Tuttavia, la forte esposizione bancaria di queste realtà, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti in questi ultimi anni nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente”.