La gravissima crisi del settore delle costruzioni consegna in Campania un quadro di estrema preoccupazione e gravità:
– 18.000 posti lavoro persi sui cantieri nell’ultimo anno.
– Aumento esponenziale del ricorso alla Cassa Integrazione e alla Disoccupazione Speciale.
– La scomparsa di circa 1.200 imprese dal settore frutto, talvolta, della inefficienza della pubblica amministrazione per l’insostenibile ritardo nei pagamenti che favorisce l’infiltrazione malavitosa nel tessuto economico e produttivo del settore attraverso l’odiosa pratica dell’usura. – Un’inquietante diffusione del lavoro sommerso ed irregolare e del caporalato, con logiche e deleterie conseguenze sulla qualità del lavoro e delle imprese.
Sono questi alcuni indicatori che danno l’esatta dimensione di una crisi, ormai a livelli apicali, che investe l’intero settore, orfano da più di due anni della sua funzione anticiclica.
Tutto ciò contraddice, purtroppo, le ottimistiche previsioni, di turno, di un’uscita imminente dalla crisi.
La verità è che le OO.SS. hanno da tempo denunciato questo quadro drammatico, richiamando l’attenzione della Regione, delle Prefetture e delle Istituzioni locali richiedendo, loro, provvedimenti adeguati e concertati.
La crisi in Campania, come nel resto del Paese, ha favorito una condivisione consapevole, tra il Sindacato e il sistema imprenditoriale, che ha consentito la costituzione degli Stati Generali del settore delle costruzioni fin dal maggio 2009 e l’importante iniziativa unitaria lo scorso 1 dicembre a Montecitorio a Roma, per chiedere al governo la realizzazione degli impregni assunti, solennemente, un anno e mezzo prima.
Le OO.SS. debbono, purtroppo, registrare che questo positivo e costruttivo spirito è contraddetto dalle iniziative unilaterali che i costruttori napoletani e campani hanno assunto in questi giorni, come riferito dalla stampa cittadina, con incontri in Regione Campania con il Presidente Caldoro e l’Assessore Taglialatela, stabilendo “tavoli tecnici di monitoraggio”.
Iniziative, spiace dirlo, che hanno tutto il sapore di un ritorno al passato, per favorire “accreditamenti lobbistici” di altri tempi.
Intanto è dall’agosto del 2010 che il Sindacato chiede, reiteratamente, la convocazione di incontri specifici sulle tante vertenze che connotano la crisi, dal Rione Terra di Pozzuoli, all’Ospedale del Mare di Ponticelli, dalle cave, alla Napoli‐Bari, fino alla ristrutturazione del Centro Storico e ai tanti programmi di Europa Più previsti nella Regione, e l’istituzione di un “tavolo anticrisi” con il coinvolgimento delle Istituzioni Locali, in una logica innovativa ed attiva di “governance istituzionale”.
Di fronte ad una assenza di riscontro, le OO.SS. sono state costrette ad indire scioperi e manifestazioni a sostegno, come già avvenuto e avverrà il prossimo 28 febbraio, per i cantieri della Linea 1 e Linea 6 della Metropolitana di Napoli.
Vertenze che hanno determinato licenziamenti e cassa integrazione a dimostrazione che, ad oggi, l’azione di governo della Regione, non sia stata del tutto efficace per un rilancio produttivo ed occupazionale del comparto.
Il rilancio del settore delle costruzioni, dentro uno sviluppo sostenibile, deve avvenire attraverso la realizzazione di opere importanti e utili alle comunità, dalle infrastrutture alla riqualificazione territoriale, ma anche con l’adozione di interventi regolativi che garantiscano qualità e legalità, certezze dei tempi nelle decisioni e nella realizzazione delle opere. Il Sindacato non intende rinunciare al suo ruolo, nè delegare ad altri la sua funzione.