Milano, 20 nov. (askanews) – Il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia è impegnato in un’azione di tutela e conservazione della biodiversità generata dagli oltre tremila anni di storia della viticoltura siciliana. E in questo contesto ha reso che a fronte dei test condotti sia in laboratorio che sul campo sono stati individuati 131 nuovi presunti cloni delle diverse varietà oggi in fase di omologazione.
“Si tratta di uno straordinario passo in avanti di un percorso che parte da lontano” ha commentato il presidente del Consorzio, Antonio Rallo, ricordando che dal 2003, infatti, l’assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia ha affidato alle Università di Palermo e di Milano, e all’Istituto sperimentale per la patologia vegetale di Roma, il coordinamento scientifico ed il monitoraggio delle azioni operative del Progetto di selezione clonale e di recupero dei vitigni antichi dell’Isola. “Questo progetto ha portato nel 2018 al grande traguardo di iscrivere nuove varietà nel Registro nazionale delle varietà della vite” ha proseguito Rallo, spiegando che “si è trattato di un nuovo punto di partenza da cui sono sfociati due importanti progetti, che hanno come comun denominatore lo scopo di fornire, nel tempo, alle aziende siciliane, la possibilità di acquistare presso i vivaisti locali, materiale certificato, per poterlo poi utilizzare nell’impianto dei nuovi vigneti”
“Data la sua ricchezza e la sua importanza, è utile e doveroso studiare, valorizzare e salvaguardare la biodiversità viticola siciliana” ha aggiunto Rosario Di Lorenzo, presidente dell’Accademia italiana della vite e del vino, evidenziando che “per questo l’obiettivo del progetto ‘Valorizzazione del germoplasma viticolo’, è quello di produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l’integrità sanitaria e l’identità varietale, e dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani. Ebbene – ha concluso – i risultati del 2023 individuano rispettivamente 73 per il Nero DAvola, 29 per il Grillo e 26 per il Lucido, i ‘cloni candidati’ in attesa di una valutazione agronomica, enologica e sanitaria nel corso dei prossimi anni”.
Il risultato di oggi è infatti uno step di un processo che per sua stessa natura si sviluppa per cicli lunghi e a volte complessi. “Ricordiamo infatti che la diversità biologica della vite è il risultato di migliaia di anni di selezione ed è determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo” ha precisato Rallo, sottolineando che “si tratta dunque di un’eredità che la natura ed i nostri antenati ci hanno lasciato e che una volta distrutta non potrà essere ricostituita. Da qui il nostro impegno per la tutela – ha concluso – ma anche il recupero del ricchissimo patrimonio viticolo siciliano, così come della grande ricchezza intravarietale e genetica dell’isola”.
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