Valsecchi: mai vista crisi così, spirale inflazionistica pericolosissima
Milano, 8 feb. (askanews) – Il 2023 per il comparto delle conserve ittiche si è confermato un anno difficile. Per le aziende del comparto a fronte di un aumento dei prezzi al consumatore, frutto dell’incremento dei costi che nel 2022 aveva toccato un +20-30%, c’è stata una perdita dei volumi e una conseguente contrazione dei margini: il tonno in scatola, che guida il comparto delle conserve ittiche per produzione e consumo, nel progressivo a novembre ha segnato un calo del 4,8% a fronte di un incremento di prezzo al consumo, che sull’anno è stato dell’11,6% (Istat). A scattare la fotografia è l’Ancit, l’associazione dei conservieri ittici e delle tonnare.
A preoccupare sono soprattutto i costi delle materie prime, in particolare dell’olio di oliva, ingrediente, quest’ultimo, alla base della ricetta della tradizione italiana. Entrambi destano preoccupazione: per quanto riguarda l’olio, negli ultimi anni le avversità del cambiamento climatico, dalla siccità agli agenti patogeni, si riflettono sul calo delle produzioni con conseguente incremento del suo prezzo. Secondo l’Ismea, l’istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, il prezzo dell’olio evo provenienza Spagna attesta il suo prezzo intorno ai 9 euro al chilo, mentre quello raffinato supera gli 8,50 euro al chilo (secondo la quotazione del 30 gennaio 2024). Si tratta di un aumento incontrollato che ha raggiunto mediamente il +80% rispetto allo stesso intervallo dell’anno precedente e la situazione non accenna a migliorare.
A questo, si somma anche la situazione geopolitica attuale in Medio Oriente che sta avendo ripercussioni importanti sulle tariffe dei noli, soprattutto in virtù dei passaggi delle navi dal Canale di Suez. I noli marittimi dei container, che rappresentano la principale modalità di trasporto, hanno avuto un incremento impressionante dei prezzi a livello internazionale.
“La nostra associazione ha più di 60 anni, di crisi ne ha viste tante ma come questa mai: è una spirale inflazionistica pericolosissima e non possiamo non tenerne conto – commenta Giovanni Battista Valsecchi, presidente di Ancit – Benché il settore conserviero ittico abbia risposto meglio di altri, permane la preoccupazione e, purtroppo, l’incremento del prezzo di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione non migliorerà”. La crisi del Canale di Suez ha ulteriormente peggiorato la situazione: “Le navi che passano da lì devono essere scortate con un costo più elevato della tratta – continua Valsecchi – o, in alternativa, il passaggio è quello più lungo da Capo di Buona Speranza”. Questa situazione ha due effetti: costo più elevato per passaggio della tratta e tempi di ricezione più lunghi senza margine di gestione da parte dei produttori di conserve ittiche, che sono impotenti e possono solo subire questa ulteriore difficoltà.