Overseas, sembra essere il frutto di un lungo studio, di una ricerca di mesi e mesi, volta all’individuazione del nome perfetto. Tutto ciò è falso. Gli “Overseas”, hanno deciso di chiamarsi così per una pura coincidenza: hanno aperto alla cieca un dizionario di inglese e la prima parola che saltò all’occhio, fu proprio questa: Overseas – Straniero.
Il gruppo, vede le sue origini nel 2008, quando quattro amici, la cui somma delle età non raggiungeva neanche quella di Mick Jagger, decidono di dar sfogo alle proprie passioni musicali, in una classica formazione da rock-band: Enrico Corduas, alla chitarra, Mattia Conte, al basso, Giovanni Cutugno alla batteria e Daniele Montuori, voce. Si contraddistinguono sin dall’inizio per la loro indipendenza, sia dal punto di vista musicale (non hanno mai suonato delle cover live), quanto da quello della produzione.
Indipendenza che, nel 2012, ha portato all’uscita del loro primo EP (tutto autoprodotto): “Mani sulla città”. Un mix tra Reggae, Blues e puro Rock inglese, in un alternato tra, brani in lingua italiana e inglese, quali: Napoli 2000; Starry night; Insurgencia; Biografia di un soldato; il cieco; It doesn’t matter; I’ll drain you; Inverno.
Il primo pezzo dell’album, Napoli 2000, è forse uno dei più significativi. Un canto d’aiuto, una voce per dire “noi siamo qui”, un messaggio per una città che perde i colori, che perde l’ossigeno, insomma, che perde la vita. Come Napoli 2000 anche Insurgencia: una denuncia della società in chiave rock, che esprime l’insofferenza verso un paese che non offre alcun tipo di prospettiva.
Attualmente, il gruppo è a riposo dai live, è chiusa in uno studio alla ricerca di un qualcosa di nuovo, di quel “milion dollar sound”, di un progetto che lascerà, sicuramente, tutti noi a bocca aperta.
Giovanni M. Lucianelli