Per il 30 anniversario del cinepanettone Aurelio De Laurentis non si smentisce riproponendo sulla scia dello scorso anno una versione light del celebre format, appena variata nella struttura dall’aggiunta di un terzo episodio, in questo caso il primo in ordine cronologico, che si somma ai due già presenti nella versione gemella dello scorso anno. Al centro della questione c’è il tema della fortuna, declinata in alcune delle sue situazioni più tipiche, contrapposta al sostrato di credenze e di circostanze che la vulgata solitamente gli contrappone. Abbiamo così la vincita alla lotteria di Luca e Paolo abbinata alla perdita del biglietto milionario che ne assicura la riscossione, l’affare del secolo di uno scaramantico Christian De Sica messo a rischio dallo iettatore Francesco Mandelli, ed infine il lascito di una ricca eredità che Greg può ottenere dopo aver adottato Lillo, fratello misconosciuto e border line.
Lillo & Greg si ripetono, nel senso che sono ancora loro i vincitori del film di Natale a episodi. Forse meno ritmato dell’anno scorso, il loro momento è quello che illumina la pellicola. Il duo radiofonico fa infiltrare con piacere la propria marca surreale. Fatta di comicità linguistica, a portata di parola. La storia di un ex primo ballerino della Carrà (Lillo) e quella di un fratello ritrovato “speciale” (Greg) svetta anche per la poca riuscita delle storie che lo precedono nel film. Il tema della crisi prende una svolta narrativa originale: passa dal contesto più comune a quello interiore. La crisi del personaggio di Greg che introduce velatamente anche una riflessione su normalità e follia, col lusso di due citazioni di Antonioni e Tim Burton. Pur se il cinema non è matematica, l’ultimo cinepanettone di Parenti è un film riuscito per poco più di un terzo, ostacolato da una scrittura che non necessita di un colpo di fortuna ma semplicemente di una maggior cura.
Margherita Diurno