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Capire la Libia

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Per Erodoto era “una distesa tutta di sabbia”, oggi la Libia è il quinto produttore al mondo di petrolio e un paese che ha antichi legami storici, dai tempi di Roma all’occupazione coloniale fascista, e attuali, importanti rapporti economici con l’Italia. Per questo quel che sta avvenendo in quell’area e in particolare in quel paese, oltre ad averci colti quasi di sorpresa, ci riguarda e preoccupa. Per capirci qualcosa è allora utile questo studio articolato e documentato “Storia della Libia contemporanea”, uno dei pochi esistenti, firmato da Dirk Vandewalle, Associate Professor of Government presso il Dartmouth College e già autore negli anni ’90 di ‘Libya Since Indipendence: Oil and State-building’ e curatore di ‘Qadhafi’s Libya, 1969-1994’. La tesi principale del libro è che i problemi attuali della Libia vengano dalla “assenza dello Stato”, ovvero dall’aver voluto, prima la monarchia, poi Gheddafi, eludere la creazione di uno Stato moderno. Questo coniugato all’effetto del nazionalismo arabo e dell’Islam sullo sviluppo del paese, al violento impatto delle rendite petrolifere (dopo la scoperta nel 1959 e l’escalation dei prezzi a partire dalla crisi del 1973) sulla stratificazione e lo sviluppo della società, divisa tra trazionale organizzazione tribale e moderne necessità di uno Stato incompiuto, la cui sopravvivenza è determinata in grandissima parte dalla possibilità di avere accesso all’economia globale. Esclusi dal funzionamento della macchina coloniale durante l’occupazione italiana (1911-1942), emarginati politicamente negli anni della monarchia (1951-1969), che unificò le tre provincie (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan), e assoggettati a una versione molto locale di pseudo socialismo a matrice islamica, dopo il colpo di stato militare del 1969 di Gheddafi, i libici condividono una tumultuosa storia di costruzione dello Stato che li lascia ancora confusi e poco partecipi, spiega sin dall’inizio del suo libro Vandewalle, che nel 2006 scriveva anche: “Oggi è problematico considerare i libici come pieni cittadini. Malgrado la sua retorica miri da affermare il contrario, l’attuale leader continua a considerarli più o meno come propri sudditi, e ha fatto poco per contribuire a creare in essi la fiducia nelle istituzioni”…. il regime attuale “dimostra una notevole continuità con la monarchia che lo ha preceduto e ha creato un sistema politico che nel futuro dovrà affrontare notevoli sfide”. Per l’autore di questo saggio “ciò che rende la Libia davvero un’anomalia politica è che essa ha scelto di seguire un cammino, che ha sistematicamente ridotto e gravemente limitato la creazione di uno Stato moderno e delle sue istituzioni”. Sono varie le cause che hanno portato a questa realtà di Stato distorta e incompleta e Vandewalle ne indica con critica chiarezza le principali: dall’eredità del periodo italiano, che portò a un odio per la burocrazia e il potere centrale, all’arrivo di enormi entrate che si accumulavano direttamente nelle mani dei governanti, senza che esistesse o venisse creato un adeguato sistema di controlli e limitazioni, sino all’esclusione dalla politica del popolo libico, che resta attratto dalla forza dei legami della Famiglia e della Tribù, che va di pari passo con il desiderio dei governanti di non perfezionare quello Stato inseguendo i propri personali scopi di avidità e ideologia. Legami cui, per Vandewalle, si affidò in maniera crescente lo stesso Gheddafi, per garantirsi la propria incolumità fisica e politica, quando gli elementi rivoluzionari del suo governo iniziarono a vacillare nei primi anni Novanta. Il risultato è che qualcosa ha cominciato a bruciare da tempo in maniera sotterranea portandoci allo scoppio di violenza e richiesta di libertà attuale. Il mondo non se ne è accorto? Si direbbe di sì, nonostante la situazione fosse abbastanza chiara e instabile. Il fatto è che, al di là dei realistici e preoccupanti rapporti diplomatici svelati da Wikyleaks, l’attenzione, a cominciare dai media, era puntata più sul personaggio Gheddafi e le sue eccentricità, la sua politica spettacolare, che sulla realtà del paese, abbastanza impermeabile, bisogna dirlo, all’informazione straniera.

Maria Colorito

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