Il Partito Democratico sfiducia Letta e segna così la fine del suo governo. Si è svolto tutto in mattinata, con la maggioranza del Pd che ha votato compatta cercando di convincere l’ormai ex premier Letta a rassegnare le dimissioni, al fine di evitare al partito il “triste” rito della votazione, il cui esito sembrava evidentemente scontato a tutti, e da tempo. I risultati del voto parlano chiaro: 136 sì, 16 contrari e 2 astenuti. Ma Letta era stato chiaro a tal proposito, esortando Renzi a essere chiaro sulle sue intenzioni e chiedendo a gran voce la mozione di sfiducia, che puntualmente è arrivata e ha decretato la fine della sua esperienza al governo. Ora Letta è atteso dagli ultimi impegni ed entro il primo pomeriggio dovrebbe rassegnare le dimissioni al capo dello Stato ed aprire ufficialmente la crisi di governo.
Intanto giungono le prime dichiarazioni dalla politica e non solo. Angelino Alfano, leader del Nuovo Centrodestra, ha dichiarato che “Se nel nuovo esecutivo non si avranno le condizioni politiche per far valere le nostre istanze noi diremo no alla nascita del nuovo governo. Per noi non sarà un governo politico. O si fanno grandi cose o per fare le piccole cose è meglio andare a votare. Non siamo innamorati della durata di una legislatura fino al 2018. Il governo avrebbe meritato parole più generose dal Pd. Mi sento in dovere di coscienza di spendere rispetto a questa esperienza di governo parole più generose di quelle sentite nella Direzione del Pd”.
“Fare previsioni fino al 2018 mi pare molto azzardato”, dice il cofondatore del M5S, Gianroberto Casaleggio, a proposito delle aspettative di vita della legislatura. “Vedo un quadro di forte instabilità come dimostrato in questo primo inizio d’anno con forze politiche che si separano e liti interne ai partiti. I governi si sfiduciano in Parlamento, non a casa di Napolitano davanti a un caffè. Dovrebbero esserci le elezioni”, ha aggiunto, e il Movimento 5 Stelle in generale insiste perché l’Italia torni a votare. Gli fa eco Matteo Salvini della Lega: “La posizione della Lega è andare a votare domattina, poi, come segretario del movimento, è mio dovere andare a sentire che cosa pensa e cosa vuol fare Renzi per il nord”. E Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, si esprime così dalla manifestazione dell’Unione Industriale di Torino: “La politica non è compito nostro. La manifestazione non è contro un governo o a favore di un altro governo, che può venire o meno. È una protesta contro una cultura antindustriale che ormai da qualche decennio è diventata prevalente: per chi non l’avesse capito, il disagio delle imprese ormai dura da più di cinque anni”.
Giuseppe Grasso