Si può fare un Indiana Jones tutto girato dentro una cassa da morto? Tutti direbbero che è impossibile, ma dopo aver visto ‘Buried’ del regista spagnolo Rodrigo Cortes qualcuno potrebbe ricredersi. La trama è davvero minimalista e semplice. Il protagonista, un contractor di stanza in Iraq Paul Conroy (Ryan Reynolds), si risveglia in una bara sotto terra dove ha a disposizione una matita, un telefonino e un accendino zippo. Davanti a lui novanta minuti di aria da respirare e il tentativo disperato con queste tre cose di capire perché si trova lì e soprattutto come uscirne. Tra paure, pianti, speranze risate e terrore, anche tante telefonate da parte del poveraccio verso il mondo esterno. Telefonate in cerca di un aiuto che spesso viene filtrato dalla perfidia dei centralini elettronici (digiti 1 se vuole…, 2 se richiede…) o di zelanti centralinisti poco interessati se l’uomo alla cornetta sia in una cassa da morto, ma molto motivati invece nel voler sapere ostinatamente il numero esatto della sua carta sanitaria. Per il film, già passato con successo al Sundance, nessun esterno, neppure un po’ di cielo, ma solo il corpo pieno di graffi e bruciature del protagonista che sembra sia uscito da questa produzione piuttosto provato. “Tutti a Hollywood dicevano che ‘Buried’ era un film impossibile da girare – spiega a Roma il regista -, e io insistevo che si poteva considerare una sorta di Indiana Jones dentro una cassa. Ma ‘Buried’ non è per me solo un thriller, ma soprattutto una commedia. All’inizio – continua Cortes – è davvero claustrofobico, tutti gli spettatori pensano di non poter mai essere capaci di poter tirare avanti 90 minuti, ma dopo i primi 8 minuti tutto cambia. Le pareti della cassa esplodono e non importa più dove siamo, ma solo dove andiamo. E’ insomma una pellicola estremamente fisica dove ho cercato di ritrovare il ritmo di Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock (più volte citato da regista durante l’incontro stampa,Ndr). La scelta di Ryan Reynolds (tra l’altro marito di Scarlett Johansson, Ndr.) è stata come obbligata:” è un attore che con gesti minimi riesce a dare immense emozioni. Il set poi è stato per lui fisicamente durissimo. Diciassette giorni di riprese in cui lui si è davvero bruciato le dita per l’accendino, si è ritrovato le mani escoriate e, nell’ultimo giorno, bloccato quaranta minuti ricoperto quasi totalmente di sabbia”. Tra Quentin Tarantino, autore di due scene di sepoltura memorabili, una nella serie tv Csi e l’altra in Kill Bill, e Hitchcock sceglie quest’ultimo.”La scena di Tarantino in Kill Bill è magnifica ma dura solo sei minuti, meglio allora I prigionieri dell’Oceano e Nodo alla gola di Hitchcock”. Nel futuro di questo regista un film “sul cervello umano, un organo poco attendibile perché essenzialmente tende a mentire”.
Maria Colorito
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